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Il Circuito di Piacenza: le dichiarazioni degli equipaggi

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Lo scorso mese a Piacenza è stato organizzato un evento motoristico che molti di voi forse non conosceranno, il Circuito di Piacenza. Evento,  magistralmente organizzato dal Cpae, è una rievocazione della manifestazione che prese il via nel maggio del 1947, proprio nelle vie cittadine di Piacenza. La particolarità di questo evento dedicato al motorismo storico, come leggerete sul nostro speciale che uscirà nei prossimi giorni, è il fatto che organizzatori ed equipaggi non si siano limitati a ‘rievocare’ il circuito, al contrario insieme al pubblico lo hanno vissuto in tutta la sua atmosfera.

A Piacenza le auto coinvolte hanno corso davvero, in entrambe le categorie si è dato spettacolo con accelerazioni, sorpassi e ingressi in curva che per un attimo hanno fatto dimenticare agli spettatori di trovarsi di fronte a mostri sacri dell’automobilismo storico. Il Circuito di Piacenza è stato un importante avvenimento in chiave EXPO ma soprattutto per chi un “raduno” vuole viverlo davvero, con bel clima dove gli equipaggi, lo staff e la cittadinanza si sono confrontati e hanno cercato di trasmettere tutto il bello di questa passione, considerata da troppi riservata a pochi e relegata ad eventi che ruotano alla pausa pranzo.

Tra striscioni per le strade, paddock, balle di fieno e transenne posizionate sulle curve dove si accalcavano gli appassionati si è corso per le strade di Piacenza come non si faceva da anni e anche grazie ad alcuni piacevoli momenti di confronto abbiamo avuto modo di scambiare opinioni e farci rilasciare qualche dichiarazione sull’evento da alcuni equipaggi e non solo.

Equipaggio n° 9 – Rupolo Luciano su Mardal Sport 750 del 1951

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“E’ una esperienza che fa tornare indietro coi ricordi, nel mio caso a quando correvo una volta. In più io ho la fortuna di farlo con la Mardal, un’auto che è mia dal 1959; non avevo neanche compiuto 18 anni ed era già la mia prima macchina. Partecipare con una macchina che ho da 56 anni da un effetto ancora più intenso ed emozionante.”

Lei correva, quindi?

“Sì, ho corso per tanti anni nelle gare storiche oltre ad alcuni rally. Ho corso per 30 anni con le auto storiche. Con la Mardal, la prima gara è stata nel 1977 (il movimento auto storiche da corsa è nato nel 1977) a Imola. Poi ho continuato fino al 2004, raggiunti i limiti di età per le gare di velocità. Ora partecipo ai raduni, cose belle da vedere. Mi complimento con il Cpae per l’organizzazione; non è facile organizzare un evento del genere con così tante auto e di questo calibro. Bravi!”

Sulla Mardal…

“Mardal (acronimo di Marzotto dal moro). L’auto è nata nel 1951, voluta dai fratelli Marzotto, specie Umberto. Egli ha voluto fare una piccolina 750 con telaio Gilco (quello che faceva i telai per le ferrari). La meccanica è Giannini, la carrozzeria Fontana, di Padova (carrozziere che prevalentemente personalizzava le Ferrari). L’auto prima aveva parafanghi motociclistici; nel 1952 il regolamento impone parafanghi attaccati alla carrozzeria, perciò furono modificati. L’auto ha partecipato alla 1000 Miglia e alla coppa d’oro delle dolomiti e altre; insomma è un’auto con il suo palmares e un palmares non da poco.”

Equipaggio n° 14 – La Penna Fabio su Simca Deho del 1952

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“Soprattutto significa emozione, specie per appassionati d’auto d’epoca. Qualcosa che “prende dentro”. Eventi che stanno prendendo sempre più piede e che rappresentano il futuro dell’auto d’epoca, almeno di un certo livello. Lo dico a ragion veduta perché siamo reduci da un’esperienza simile, ossia il gran premio di Bari. Il livello delle auto del circuito di Piacenza è sicuramente alto. Spero che questa rievocazione continui con maggior frequenza perché so che è un evento cadenzato. Speriamo che si possa ripetere ogni 2 anni. Sono stanco dei raduni fini a sé stessi, che non hanno qualifica di manifestazione culturale.”

Sulla Simca Deho…

“E’ una vettura franco italiana: meccanica italiana. All’epoca erano fiat montate con marchio simca (erano fiat 1100, in pratica). Venne poi trasformata in barchetta da Deho, che era un preparatore come Giannini e Stanguellini, in Francia. La Carrozzeria è interamente in alluminio. L’auto ha fatto qualche gara in Francia e poi è andata distrutta; rientra in Italia come rottame e in seguito viene sottoposta a restauro completo per ricostruirla interamente.”

Equipaggio n° 17 – Bardelli Fausto su Siata Gran Sport del 1937 

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“Emozione fortissima data da rilievo storico evento, dal trionfo della bellezza delle vetture, dalla cordialità degli equipaggi e degli organizzatori, i quali vogliono celebrare il genio italiano alla base del made in Italy. Oggi, l’evento celebra la comune passione e la voglia di giocare; la storia del circuito di Piacenza rivive con i propri protagonisti, ma permette anche ad altri di partecipare. Vedere insieme vetture di così vario tipo significa celebrare anche un modo di intendere le auto e le competizioni.”

Sulla Stanguellini barchetta 1100…

“Una topolino da corsa potremmo dire; a me fa sorridere definire gran sport una topolino, in realtà negli anni ’30, anni di autarchia era così. 1937, nella 1000 Miglia nasceva la categoria sport nazionale dove si era vincolati a vetture di produzione nazionale per quanto riguarda telaio, ciclistica e blocco motori, ma poi si aveva facoltà di intervento ed elaborazione anche con carrozzerie speciali. Adesempio le prime Zagato nascono su base di questi modelli. L’idea stessa di barchetta nasce con queste vetture, e si rifà a una definizione di Canestrini: ‘Queste vetture, nella tormenta 1000 Miglia sembrano proprio barchette’. In effetti quella del 1937 fu un’edizione caratterizzata da abbondanti piogge. Tale affermazione di Canestrini sembrò una trovata giornalistica, ma non lo era. Il circuito di Piacenza celebra queste vetture. L’auto è ancora in configurazione dell’epoca, quando nel 1938 prese parte all’ultima 1000 Miglia con il n° 5; in seguito con la guerra il suo palmares di partecipazioni fu interrotto.”

Equipaggio n° 15 – Sala Ezio su Fiat 500 Sport Vendrame del 1953

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“Tempo favorevole, specie per il pubblico. Queste manifestazioni fanno bene al motorismo italiano perchè rievocano la storia importante legata a queste vetture. Eventi del genere sono occasioni per valorizzare il patrimonio motoristico italiano. I paesi vicino a noi enfatizzano di più il loro patrimonio motoristico, nonostante non abbiano, magari, una storia motoristica come la nostra. Bella manifestazione: il pubblico può ammirare bellissime auto, nonché modelli importanti e unici.”

Equipaggio n° 24 – Bodini Nicola su Delahaye Le Mans del 1937

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“Una prima emozione deriva dal poter guidare auto d’epoca, a ciò si aggiunge l’emozione ulteriore come quella di guidare in un contesto storico così importante come quello del circuito di Piacenza. I circuiti cittadini sono veramente molto belli, ma il pubblico che accorre numeroso riesce a migliorarli ulteriormente.”

Nel corso dell’evento abbiamo avuto la fortuna di fare due chiacchiere anche con Gaetano De Rosa, uno degli organizzatori nonché speaker della manifestazione, proprio sul circuito abbiamo chiesto a Gaetano qualche dietro le quinte dell’evento e della complessa macchina organizzativa di questa tre giorni. (come leggerete nel nostro speciale, tutto è partito il venerdì con un’edizione dedicata di Cultura e Motori).

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“Quando abbiamo accettato di riorganizzare il circuito di Piacenza, che avevamo già organizzato anni fa, si voleva fare qualcosa che rimanesse, anche perché questo è l’unico evento a Piacenza nel periodo dell’Expo, e in parte ci siamo riusciti. Ieri c’era la 125, che però non è più quella che partì l’11 maggio 1947 poiché è andata distrutta. Pochi sanno che le Ferrari iscritte erano 2, di cui una aveva il parafanghi motociclistico. Pininfarina la schiantò contro un platano durante le prove e l’auto non fu più riparata. La rievocazione di oggi è fatta cercando di copiare la manifestazione del 1947: ad esempio la bandiera a scacchi è quella di allora, e ce l’ha prestata il presidente dell’Aci, raccomandandosi di trattarla bene perché più che una bandiera è una reliquia.”

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Nel mentre in cui De Rosa ci sta raccontando alcuni aneddoti, viene, simpaticamente, interrotto da un concorrente (Uberto Pietra a bordo di Giaur BT 750 Sport del 1952 che gli chiede un paio di informazioni sulla competizione.  Il concorrente accortosi della nostra presenza ne approfitta per raccontarci alcune curiosità. Ci dice che con la sua Giaur a motore Topolino (casa Giannini, che i preparatori usavano come base per portarla a 750 cm cubici, poiché dal 1947 nella 1000 Miglia venne ideata la categoria 750 sport, che poi nel 1969-70 è diventata la famosa categoria formula italia (una sorta di palestra per i giovani piloti; i ventenni che vogliono fare la 1000 Miglia). Ebbene lui riesce a stabilire un record di 156 km/h e considerando che essa pesa solo 320 kg e ha 58 cavalli, è quasi impossibile evitare che decolli.

Riprende la parola De Rosa che scherzando dice al concorrente: “Tu però sei un pilota esperto, con un buon piede e sicuramente non hai problemi a controllarla”.

Inoltre, De Rosa ironizza, mentre il concorrente afferma che non la venderebbe per nessun motivo e per nessuna cifra, chiedendogli di poterla avere in prestito per andare a far spesa dal fruttivendolo.

Il concorrente risponde: “Beh, se te la prestassi sono sicuro che il fruttivendolo non si farebbe problemi ad abbandonare il negozio pur di fare un giro sulla Giaur”

De Rosa ci racconta di quando intervistò, Enzo Castagneto (direttore di gara, nonché creatore della 1000 Miglia); egli  raccontò che Zagato corse con gomme non in ottima condizione e che un impiegato della Pirelli notando ciò disse a Zagato che gli avrebbe regalato 4 pneumatici e questo fu il primo esempio di marketing in assoluto.

E a proposito di marketing concludiamo con i commenti di Coys presente sul Circuito con uno stand.

“Bell’evento, ben strutturato. Si percepisce la passione sia degli equipaggi che del pubblico. Bello vedere le auto che potevano partecipare all’epoca; bravi gli organizzatori per essere riusciti a portarle dato che tali auto danno un valore aggiunto all’evento. Bello vederle correre su pista.”

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Classe 1988, nato a Piacenza, golfista in erba. Formazione classica con tesina di maturità su Gianni Agnelli e laurea in giurisprudenza. La passione per l’antiquariato è di famiglia, passando per le macchine fotografiche anni ’50 – ’70, arrivo al motorismo d’epoca. Ho partecipato di recente alla 13 Chilometri Bobbio-Penice, gara di regolarità nella quale, sprovvisto di cronometro, tenevo il tempo con un automatico anni sessanta. Piazzamento dignitoso, giuria incredula!