Garage VdS
Piero e Lele, incontro a Villa Rivolta
I cancelli di Villa Rivolta Barberi si spalancano, il cielo è cupo ma benevolente. A Lele sussurro “dai, andiamo a casa”. Partiamo, facciamo il nostro ingresso. I fari, in fondo al vialetto fitto di vegetazione immersa nella foschia, illuminano Piero che ci aspetta sorridente. L’ultima volta che Lele e Piero si sono visti era probabilmente l’anno 1972, quando a ottobre lasciò la fabbrica di Varedo alla volta di Milano; poco più tardi anche Piero avrebbe lasciato la fabbrica alla volta di nuove avventure.
Il ritorno a Bresso, dove tutto è cominciato, è stato salutato dai passanti con ancora viva la memoria di queste auto fatte di elegante muscolarità esotica, glamour, sogno. Per raggiungere il retro della Villa – il lato che guarda gli Stabilimenti – conduco Lele per i percorsi romantici del parco all’italiana, tra muretti, statue, fontane segrete e alberi nodosi e fieri. I passaggi sono angusti, temo per Lele ma lei è agile e scattante, è come che conoscesse da sempre quei passaggi, stretti e ricurvi, quasi incantati. Raggiungo la fontana dove 52 anni prima veniva presentata al pubblico la prima Iso Rivolta GT. Il tempo è passato, tutto è cambiato nulla è cambiato: è il luogo della memoria.
Piero è raggiante, si mette al volante, senza esitazioni sistema il sedile di guida e parte il viaggio; dopotutto di Lele conosce tutto, ogni più nascosto dettaglio e lei, sempre scapigliata e ruggente, appare quasi sottomessa. Lui e Marcello Gandini l’hanno concepita nei minimi dettagli, Gandini ascolta, ragiona, propone. Piero decide. Lo stile nel 1969 è un fulmine a ciel sereno nel panorama mondiale, è l’auto della svolta. Con Piero parliamo dei dettagli che fanno di questa automobile un connubio ideale di sportività, muscolarità, eleganza; concetti antitetici per molti ma non per Iso Rivolta. Il frontale sornione, la carreggiata larga, i parafanghi sporgenti, l’andamento della fiancata, l’assetto sportivo trasfigurano l’auto in una pantera pronta a balzare nell’oscurità del parco tra i colori autunnali di una stagione ormai finita.
Piero, accarezzandola, mi confida che la signora Lele ancora non lo “perdona” di essersi dimenticato del Natale di quel 1969. Tornando verso casa la sera della Vigilia, si ricorda improvvisamente della imminente Fesitività, ma ormai non c’è più tempo per i regali. Per rimediare con quello che aveva, dedicò alla moglie la nuova nata di casa, la Iso Rivolta Lele appunto. Qualsiasi regalo fosse stato scelto in quel giorno di Natale sarebbe oggi solo un vago ricordo, forse confuso con altri simili. Quello che Piero ha scelto per Lele, assume una dimensione che trascende i confini della sfera privata e diventa un nome pronunciato in ogni parte del Mondo con l’entusiasmo delle passioni più belle.
Piero ripercorre la nascita della GT, le riflessioni circa il posizionamento del marchio sul mercato, i competitor di riferimento, le ambizioni del padre Renzo. Gli investimenti per l’acquisto delle attrezzature per la GT sono ingentissimi per una fabbrica che si è appena affacciata sul mercato delle Gran Turismo. Il telaio, progettato da Pierluigi Raggi e testato da Giotto Bizzarrini, è un breakthrough nel panorama motoristico, la tenuta di strada le caratteristiche dinamiche di rigidità sono al vertice, definiscono un nuovo standard di eccellenza che molte blasonate modenesi non riusciranno mai ad eguagliare. Il telaio, il motore Chevrolet da 365 cavalli, la linea di Giugiaro, la ricchezza degli interni, l’esclusività dei piccoli numeri suggeriscono a Renzo e Piero che il competitor non va più individuato in Jaguar ma più vicino a casa, a Modena dove la famiglia Orsi era ancora a capo della Maserati. La Ghibli è la diretta concorrente della Grifo, la Mexico lo è della GT anche se solo negli ultimi anni, la Quattroporte della Fidia. Queste ultime più che competitor sembrano nonna e nipote sia nelle forme che nei contenuti, la Fidia è straordinariamente moderna rispetto alla Quattroporte: ergonomica, filante e sinuosa inaugurava anche per le berline di grossa cilindrata la filosofia della GT e della Grifo incentrata sull’eccellenza globale della vettura, l’eccellenza a tutto tondo che faceva della vettura nel suo complesso un punto di riferimento, un target. Con la Fidia si inventa un nuovo concetto di berlina, con quarant’anni di anticipo sui tempi si proponeva al mercato il 4 door coupè.
Piero ricorda simpaticamente anche Alejandro De Tomaso anche se non ritiene che la produzione dell’omonima casa automobilistica abbia mai impensierito la Iso. “La Mangusta ha mai insidiato la Grifo?” la risposta è categorica, l’espressione del viso non tradisce alcuna titubanza. “Mai! Come si poteva considerare un nostro competitor un’automobile che cadeva a pezzi”. Fair enough. La Ghibli forse, sebbene la Grifo come la Lele fanno vibrare le corde più profonde della sensibilità individuale, danno emozioni forti che non si dimenticano, che fanno innamorare. Di questo ringrazio Piero e tutta la famiglia Rivolta, di aver saputo interpretare la tradizione motoristica in un’ottica di qualità globale attraverso l’esaltazione di linee avveniristiche, finiture sartoriali e sperimentazione; hanno dimostrato che un piccolo costruttore poteva definire nuovi canoni di bellezza, affidabilità e potenza da stupire il mondo.
Tutto questo è avvenuto forse troppo in fretta e troppo presto per rendersi conto che la Iso Rivolta non era solo un produttore di automobili era una filosofia imprenditoriale che precorreva i tempi: nulla è scomparso, in ogni automobile del Grifone e nelle parole del suo protagonista, Piero Rivolta, ancora troviamo l’essenza di quegli anni, l’unico “credo” Iso, l’eccellenza. Grazie Piero.
Luca Spinelli
10 Aprile, 2017 at 11:49
Questo si che è un contenuto di valore! 🙂
Manuel Bordini
10 Aprile, 2017 at 16:04
Grazie per il commento, Luca! A presto 🙂