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LA CARROZZERIA PININ FARINA DAL 1930 AL 1970
Il 13 Aprile si è tenuta presso il Centro Culturale Franzoni Auto Divisione Classic con la collaborazione dell’Associazione Italiana per la Storia dell’Automobile, una conferenza su di un tema avvincente, cioè quel periodo luminoso della nostra creatività italiana nella carrozzeria automobilistica.
Presente anche l’artista Luana Raia ed il Pilota e Presidente del Ferrari Club Brescia, Luciano dal Ben. Relatore l’Ingegner Lorenzo Boscarelli, Presidente dell’A.I.S.A che ha scelto di raccontare questa evoluzione dello stile seguendo il percorso storico di una delle Carrozzerie più famose d’Italia, Pinin Farina, allorquando il suo fondatore Battista Farina, detto Pinin, lascia gli Stabilimenti Farina per mettersi in proprio creando un percorso di stile ed eleganza che è rimasto un punto di riferimento nella Storia del design automobilistico.
E’stata anche l’occasione per seguire quel percorso obbligato, ma dettato dalle idee di design di Carrozzerie come la Pinin Farina, che partendo da automobili che nascono come delle “carrozze con motore anteriore” arriveranno alle ormai “moderne” Ferrari 512 BB di Leonardo Fioravanti con motore posteriore.
Le prime creazioni degli anni ’30 di Pinin Farina segnano subito il passo. Dalle Torpedo con il classico spazio posteriore a baule esterno per i bagagli, comincia subito ad inserire elementi aerodinamici come l’inclinazione del parabrezza o code lavorate con bagagli a scomparsa. Le evoluzioni successive saranno quelle di integrare sempre più i parafanghi al corpo della vettura, perdendo quindi quel distacco, tipico nelle origini, tra corpo centrale e i parafanghi che dovevano proteggere dal fango la parte centrale della carrozza, dalla quale dovevano scendere I “signori”.
Pinin Farina anticipa anche esperimenti di integrazione dei fari anteriori nel corpo del frontale e soprattutto studia la profilatura delle code posteriori dei veicoli in modo che anche qui si perda quel concetto derivato dalle “diligenze” dove dietro venivano messi I bauli, ma dare alle line una fattezza completa, omogenea e “piacevole” anche ai cosiddetti “lati B” delle automobili. Nell’evoluzione, poi si nota che quello che era il predellino nella carrozza, nel tempo diventa una modanatura di collegamento tra I due parafanghi, diviene una linea sempre più alta ed integrata nella fiancata fino ad arrivare alla fiancata unica dove una linea continua struttura la fiancata. I fanali anteriori sono collocati al limite del frontale anteriore ed anche posteriormente abbiamo una linea armoniosa .
La massima espressione di questo risultato è sicuramente la Cisitalia 202 che non per niente è stata la prima vettura ad essere inserita nell’ambito del Museo d’arte Moderna, il MoMa di New York, come esposizione permanente. Siamo negli anni 50, gli anni della ripresa dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Quanto anticipato da Pinin Farina non è ancora per tutti assimilato.
Se pensiamo che ad esempio la MG TF della prima metà degli anni ’50 ha ancora I parafanghi stile anni ’30 e la coda è costituita dal serbatoio della benzina, collocata come una “baule” dietro I sedili, ci fanno capire quanto fu anticipatore di estetica Pinin Farina. E’ vero che gli inglesi recupereranno con la MG A e le Triumph Tr, le due eterne rivali, ma dovremo aspettare la Jaguar E-Type, perchè gli inglesi si prendano una rivincita sullo stile italiano, con una vettura rivoluzionaria. E’ poi il periodo della Giulietta Spider, la fidanzata degli italiani, la serie delle Aurelia che sia con la coupè che con la Spider, saranno un punto di riferimento estetico.
La prima metà degli anni ’60 prosegue con le nuove code a pinna, come quelle della Fiat 1600 S Cabriolet, esposta in sala, modello che come estetica vines alcuni concorsi di eleganza, alle’epoca, come quello di Cortina d’Ampezzo. Si arriva alla coda più dolce con la Fiat 124 Sport Spider derivate dalla Corvette Rondine, disegnate da Tom Tjaarda ed alla realizzazione della sostituta della Giulia 1600 Spider, il famoso Duetto conosciuto anche come “osso di seppia” ed immortalato dal cinema con il film “Il Laureato” con Dustin Hoffman. Parlando di Pininfarina non si può parlare di uno dei suoi stilisti di successo che ha creato una vettura immortale come la serie Dino 206 e 246, il Maestro Aldo Brovarone. Brovarone riesce a coniugare su una vettura stradale le varie esperimentazioni estetiche che in quegli anni si erano viste ai saloni dell’automobile.
Gli anni ’70 sono alle porte e l’Ing. Boscarelli, ricorda ancora due vetture important per la raccolta delle vetture di stile Pinin Farina : la Fiat 130 coupè, un elegante, quanto razionale per le sue forme squadrate , coupè e la Ferrari 512 BB disegnata da un altro maestro delle Ferrari, Leonardo Fioravanti. Siamo nel 1976 ed il mondo è già cambiato molto, rispetto al 1930 data di inizio del nostro viaggio.
Complimenti all’Ingegner Lorenzo Boscarelli per questo viaggio nella storia del design della Carrozzeria Pinin Farina.