L'editto-riale
Auto d’epoca e quotazioni, questione di angeli e anima
Una botte di whiskey scozzese e un’ auto d’epoca hanno lo stesso rapporto con il tempo che passa, tuttavia se per il primo la parte degli angeli se ne va, si dissolve, nelle auto d’epoca si sedimenta e diventa parte integrante del valore. Perché? Comunque la chiamiamo questa frazione eterea, impalpabile, che non luccica, incide non poco, fino a far crescere i prezzi anche di decine di milioni di dollari.
E’ ormai noto che le testate popolari hanno rivisto le loro “quotazioni ufficiali” dell’auto d’epoca in alcuni casi anche del +100% per riagganciare un mercato, veloce, molto volatile e capriccioso, che quando si innamora di un modello lo celebra e lo incensa quasi fosse il vincitore di X-Factor. Le quotazioni “standardizzate”, “ufficiali”, “allineate”, a volte avulse dalla realtà, non tengono conto di un fattore semplicissimo, ovvio e irrinunciabile per qualsiasi collezionista serio: la storia. La storia della vettura, i suoi proprietari, le sue vicende, dove ha vissuto (se nel garage dello Shah o in una rimessa per camion), le vittorie sul campo, la sua notorietà, costituiscono elementi con effetti imponderabili sul prezzo. Una Ferrari 365 GT4 appartenuta e guidata da Enzo Ferrari, nella quale il Drake si sia calato come uomo e non come mito, quanto vale? Quanto si è disposti a pagare per avere non solo l’unicità, termine oggi un po’ inflazionato, ma l’irripetibilità?
Ne sono esempi evidenti la Ferrari 275 ex Steve Mc Queen, la Mercedes W 196 R di Fangio, la 8C di Nuvolari o, c’è da scommetterci, la 250 California di Alain Delon.
La 250 GTO del 1963 venduta nel 2013 a trattativa privata per 52 milioni di dollari, vale così tanto di più della ex-Violati passata di mano a poco meno di 35? Certamente no. A qualcuno piace buttare i milioni? Meno che mai. Con quel differenziale di prezzo se ne costruiscono ex-novo almeno cinque, figuriamoci adeguarne i dettagli al massimo livello. La differenza di prezzo esula dalle condizioni d’uso, decisamente irrilevanti, ma rispecchia la irripetibilità della storia dell’auto che è per lo più soggettivamente apprezzabile dal collezionista a seconda anche della propria storia personale. Così la 250 GTO Violati, splendida dalla carriera formidabile spinta fino al limite ma con qualche ombra sinistra, ha catalizzato l’interesse della “banda” degli esemplari straordinariamente unici da essere irripetibili, quelli intrisi del tempo che non ritorna, i testimoni dello schiocco della scintilla, della decisione geniale, del sorpasso oltre il limite, dell’amore impossibile:in una parola dell’anima, quella che nessun restauratore può dare ma che il collezionista cerca sempre di più e, pur non vedendosi, finisce per valere più della stessa “macchina”. Con buona pace delle quotazioni “ufficiali”.