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Ayrton Senna Forever – Storia di un Immortale

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IL MAUTO DI TORINO RENDE OMAGGIO AL GRANDE ED INDIMENTICATO CAMPIONE BRASILIANO, A TRENT’ANNI DALLA SUA TRAGICA SCOMPARSA

Foto di Augusto Pellucchi

Ne è passato di tempo, da quell’infausto 1° maggio 1994, eppure ancora non ci siamo rassegnati, e non ne abbiamo l’intenzione di farlo. Ayrton Senna Da Silva già a quel tempo era salito nell’olimpo dei grandi piloti, ma quell’incidente lo ha fatto diventare un dio. La mostra esposta al Mauto, curata dall’ex direttore di Autosprint Carlo Cavicchi e visibile fino al 3 novembre, racconta la storia di questo ragazzo, tanto semplice quanto deciso, tecnico e mistico insieme, che da solo ha scalato la ripida ascesa dai go kart alla Formula 1. Lo spaccato di una vita sportiva, una gloria costruita passo dopo passo, di cui, grazie a fortunati collezionisti, sono state messe in mostra diversi capitoli, rappresentati da alcune delle monoposto da lui guidate e da diversi oggetti che portano la sua firma.

DA 1 A 10 CILINDRI

Foto di Augusto Pellucchi

Al Mauto le auto, dai kart della milanese Dap alla Williams motorizzata Renault, rendono bene l’idea di tutta la gavetta che Ayrton Senna ha dovuto affrontare nel corso della sua carriera agonistica, di come un appassionato adolescente brasiliano, grazie anche al contatto con la magia italiana, sia riuscito a raggiungere la vetta del motorsport. Enormi differenze tecniche, anni di duro lavoro e altrettanti di strepitose vittorie separano fra loro i kart monocilindrici della Dap degli esordi; le Formula Ford 1600 del team Van Demien; la Ralt Toyota del campionato Formula 3; la Toleman Hart del suo debutto nel circus, le Lotus 97T e 99T, con motori Renault e Honda; la McLaren Honda MP4/7, con cui ha soffiato il mondiale piloti 1988 dall’eterno rivale Alain Prost; ed infine, qui vivisezionata, Williams FW 16 Renault, che, dal tragico incidente di Imola, è tutt’ora oggetto di tormentate ipotesi e indagini.

NON SOLO FORMULA 1

Foto di Augusto Pellucchi

La mostra Ayrton Senna Forever non si focalizza soltanto sulla massima categoria o sull’epica conflittualità con il distante compagno di squadra francese. La passione per i motori del brasiliano spaziava su qualunque cosa andasse a benzina, ed è qui che si sposta lo sguardo sulla Mercedes 190 E 2.3-16. Con la berlina di Stoccarda, su invito della stessa casa della stella, Senna ha partecipato, e soprattutto vinto, ad una gara monomodello sul Nurburgring nel 1984, che ha anticipato il Gran Premio di Germania. Con in griglia solo piloti ed ex piloti di monoposto, è stato un episodio grandioso del suo vissuto, in cui ha dimostrato al mondo di essere pronto a vincere in F1, battendo tanti suoi colleghi di lavoro, come Alain Prost; ed ispiratori, da Stirling Moss a Niki Lauda. Oltre che asso del volante, Senna è stato anche amante delle moto ed abile uomo d’affari, due cose che lo hanno portato a collaborare nientemeno che con la Ducati, che da allora come oggi dedica al campione dei modelli speciali da collezione che portano, con fierezza, il suo nome.

OGNI COSA E’ SACRA

Foto di Augusto Pellucchi

Cimeli, o forse meglio definirle reliquie, tutta quella oggettistica, tra materiale autografato e prezioso merchandise, che tanti conservatori hanno prestato per Ayrton Senna Forever. I monocilindrici dei kart Dap, giornalini a fumetti per i piccini, le tute, i caschi. Tutto ciò che riguarda questo ragazzo bagnato dalla pioggia, dall’amore della folla e, ovviamente, anche dallo champagne, le cui bottiglie stappate sono lì a raccontare i trionfi sul podio. Esposto persino un motore Lamborghini: quest’ultimo è un ricordo di quando, su insistenza dello stesso Senna che ne ha avuto un parere entusiasta, Ron Dennis ha fatto testare un propulsore di Sant’Agata sulla McLaren per il 1994. Purtroppo per Ayrton il sogno di cavalcare il toro emiliano si sfumò, quando in scuderia optarono per la power unit Peugeot, decisione che lo spinse ad unirsi al team di Frank Williams.

Foto di Augusto Pellucchi

Quanto in mostra al Mauto a Ayrton Senna Forever, fino al 3 novembre, è un bellissimo modo di rendere omaggio ad una figura iconica del motorsport. Un uomo che col suo casco, contraddistinto dai vivaci oro e verde, è riuscito a strappare gioia e lacrime sui circuiti di tutto il mondo.

Augusto Pellucchi

Classe 1986, appassionato fin da bambino di tutto ciò abbia un motore, un volante e quattro ruote. Per me l'auto è un qualcosa che dà emozioni, non un banale e insipido mezzo di trasporto. Quando non ho niente da fare mi piace girovagare in auto tra i monti del Lario. Portatore inguaribile di una malattia terribile chiamata Virus Alfa.

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