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Fuoriconcorso 2024 – Giardino all’inglese
TRA GRUMELLO E SUCOTA GUGLIELMO MIANI HA FATTO TRIONFALMENTE RIFLETTERE SULLE ACQUE DEL LAGO IL GREEN BRITISH GREEN
Un clima rilassato, un’atmosfera distesa, fatta di bollicine e sorrisi, immersi in un eden dove, ad ogni angolo, trovi una leggenda dell’ingegneria meccanica o un’avanguardista del pionierismo moderno, spesso e volentieri accompagnata dai talenti dell’immaginazione portata alla realtà. Il Fuoriconcorso è questo, un vernissage creato da Guglielmo Miani, lussuoso ma che concede ai gentili ospiti l’informalità delle scarpe comode, che ogni anno dedica i giardini di Villa Grumello e Villa Sucota ad un tema diverso dell’avvincente storia dell’automobilismo. Questa volta è toccata ai miti britannici del motorsport, dalla Cooper Maserati all’Aston Martin di Fernando Alonso, sempre saldi nell’immaginario e nei sogni degli appassionati, anche giovani, al di là dei tumulti a cui l’industria automobilistica d’oltremanica ha dovuto sopportare. I sentieri della tenuta hanno ospitato anche l’estro creativo di Koenigsegg, Porsche, Gemballa, Pagani e Alpine, quest’ultima punta dalla matita ben affilata di Zagato.
COMO O MONTECARLO?
L’ingresso, da far scendere ben più di una lacrima, è sembrato il tornante dell’Hotel Fairmont di del Principato, tra livree entrate nel mito, che non avevano paura di reclamizzare sigarette o preservativi. Lotus e Cooper; questa con l’accento italiano del motore Maserati; hanno preceduto in griglia le BRM di Niki Lauda e John Surtees; la Shadow che fu di Graham Hill; la Arrows di Riccardo Patrese e la Brabham alfista di Carlos Pace, quest’ultima del museo del biscione di Arese. Piloti che sono diventati anche costruttori, come nel caso di Emerson Fittipaldi, dalla Lotus 72 griffata JPS a quella del suo team; e di John Surtees, che ad Alan Jones affidò la sua TS19. Il pianto si è sprecato dinanzi alla McLaren MP4/4 dell’indimenticato Ayrton Senna, con cui si è laureato Campione del Mondo nel 1988, scortata in posa statica da un’altra freccia di Woking, quella argentata motorizzata Mercedes di Mika Hakkinen. In coda la Jaguar Cosworth di Eddie Irvine e la Williams trainata dai cavalli tedeschi di BMW, ma per uno che ha tanto seguito il circus a quei tempi è di sicuro un felice ritorno a vecchi ricordi di adolescente.
TRA LAMIERA E CARBONIO
La piacevole permanenza al Fuoriconcorso prosegue con le inglesi a ruote carenate. La Bentley degli Anni ’30, sotto un telo per via della pioggia, se ne sta in disparte come un bulldog, osservando silenziosa la McLaren F1 GTR che, prendendo in prestito il poderoso V12 da BMW, ha corso la 24 Ore di Le Mans nel 1996. Che dire invece della Morgan Plus 8 GTR del campionato GT2? Strabiliante sapere che una casa così ultraconservatrice si sia concessa una comparsata in pista, in una veste totalmente insolita per la sua ingessatura. Il logo della Ecurie Ecosse sulle fiancate della Jaguar D Type è una di quelle cose che fanno tanta atmosfera. Lola T70 e Lotus Eleven bene o male le conosciamo quasi tutti, no? Ma credo che ben pochi abbiano mai sognato di notte di trovarsi al volante di una Riley decapottabile, testimone di un’industria che molti oggi considerano lontana come gli antichi greci. Sicuramente hanno fatto molta più audience tra i giovani la rassegna di MV Agusta e la TVR T400R lì vicino. La Mini Cooper ex ufficiale e la Austin Healey 3000, della Fondazione Gino Macaluso, sembrano stare in una fotografia perfetta del loro tempo, con le gomme belle picchianti sulla ghiaia, su percorsi che sembrano le strade alpine. Lotus, con la Evija, prova a riprendere lo spirito di Colin Chapman e di tradurlo in una scossa generata da batterie, poco distante dalla misteriosa Jaguar XK120 moddata per la Carrera Panamericana.
NON SOLO UK
Al Fuoriconcorso Christian e Horacio sono sempre i benvenuti, quale miglior occasione, tra un calice di champagne e uno spritz, per mostrare CCX, Agera e Regera, del prolifico costruttore svedese, e la Huayra R, a cui l’italoargentino ha regalato un abito di seta verde? Non è difficile capire che se oggi esistono le Pagani e le Koenigsegg, che hanno fatto centro nel dorato mondo delle supercar è anche grazie all’ispirazione ricevuta da quel magico regno di corridori ed ingegneri. Sempre Christian Koenigsegg è stato anche padrino della LeBlanc, un’agonista tutta da gustare in pista, fatta in svizzera e dotata di uno dei motori della casa scandinava. Alpine, la mano pesante di Renault, è stata presente con le A220 di fine Anni ’60, con e senza coda, a cui la mitica Zagato si è ispirata per la AGTZ Twin Tail, un modello a tiratura limitatissima a cui è possibile rimuovere l’estremità posteriore, utile per quando si vuole andare a fare l’aperitivo subito dopo aver vinto il campionato. Porsche non delude mai con l’evergreen 911, modello che Marc Philippe Gemballa, cognome importante nel panorama dei tuner tedeschi, ha stravolto, lasciandone inalterate le origini, dando forma alla Marsien, sviluppata per adattarsi sia all’asfalto sia alle dune del deserto, grazie a delle speciali sospensioni rialzabili.
TRA BOND E ALONSO
Al Fuoriconcorso il cortile di Villa Sucota è stato un podio per Aston Martin. La casa alata di Gaydon si è raccontata con alcuni pezzi della sua storia, fra campi di gara e jet set, come la Le Mans, la DB2, la DB3 S, la One 77, la Victor, la V12 Speedster e la monoposto con cui oggi Fernando Alonso, il pilota meno giovane del campionato di Formula 1, sta ancora insegnando il mestiere ai giovani. Una rassegna indimenticabile, con tanto di suonatori di cornamuse a fare da guardia d’onore, dando al tutto il giusto mood.
Definire il Fuoriconcorso un raduno o un museo a cielo aperto sarebbe da ritenersi troppo riduttivo. Qui, sulle rive del Lago di Como, la storia dell’automobilismo sportivo inglese ha parlato da sola, cordiale, battendoti una mano sulla spalla e con un bicchiere di gin in mano, senza distinzione fra lord e mascalzoni da pub, perché tutti, in fondo, siamo amanti della velocità.