Ciclismo
Brogliaccio
Avvertenza
Questo è un pezzo a cavallo tra l’autobiografico e la storiella da raccontare agli amici che ricorda tanto quella dell’antico vaso da portare in salvo.
Bottiglia consigliata
Amaro Dente di Leone – La Valdotaine
Sembra ieri, quando il primo agosto 2015 veniva pubblicato per l’ultima volta un mio pezzo su VitaDiStile, invece sono passati alcuni anni e adesso mi ritrovo qui a maltrattare la tastiera cercando di mettere in fila pochi pensieri molto confusi, spinti da idee sbagliate che somigliano tanto a ciò che sarebbe giusto fare.
O meglio scrivere perché nelle scorse settimane Manuele, il nuovo team principal di VitaDiStile, mi ha contattato per propormi di collaborare nuovamente al progetto che avevo contribuito a fondare, un pezzo ogni tanto senza fretta, per raccontare le mie passioni.
Passioni che si sono evolute passando da una spinta energica e un po’ incosciente, tipica di quando hai vent’anni, a qualcosa di più definito, che ricerca una sottile linea di coerenza capace di legare la persona che eravamo a quella che vorremmo diventare.
Un pensiero che suona filosofico ma che in fondo cresce giorno dopo giorno, passo dopo passo, pedalata dopo pedalata.
E così siamo arrivati a parlare anche della bicicletta, più che una semplice passione per me un affare di famiglia, da quando mio nonno, formidabile meccanico di biciclette, mise in piedi la sua piccola officina, dalla quale, con lo stupore che riempiva i miei occhi di ragazzino, vedevo uscire grandi biciclette.
Se il lavoro mi ha tolto il tempo di seguire il motorismo storico, spingendomi a rivedere il mio impegno in prima persona nel progetto VitaDiStile, non mi ha impedito di andare in bicicletta, di faticare e di sudare, ritrovando il gusto atavico dell’impresa.
Come dicevo non si è trattato solo di cavalcare i destrieri di acciaio, lanciati in volata sulle strade provinciali fino a percorrere le rotte delle ciclostoriche, ma anche di metterci le mani passando da un lavoro consulenziale durante la settimana ad un lavoro manuale, duro, che ti sporca le mani con il grasso della catena, nei ritagli di tempo.
Ma le soddisfazioni, ah quelle non mancano!
Ci sono innumerevoli vantaggi nel tornare in sella, tra i quali se ne annoverano 3, per me i più importanti (e parte il momento alla Parods):
La salute: andare in bicicletta fa bene (ma se esagero mi viene il mal di schiena perché “non c’ho mica vent’anni”, per citare l’ultima del Cesarone);
Il piacere del percorso: andare in bicicletta ti permette di gustare tutto il percorso metro dopo metro. Sono infatti pochi gli altri mezzi di trasporto (con o senza carburazione) capaci di regalarti le stesse emozioni (magari una Royal Enfield Bullet Classic 500 ma questa è un’altra storia), di sentire i profumi e di apprezzare i colori del paesaggio che ti circonda.
Maurice de Vlamickx diceva: “La scoperta del mondo per me parte dalla bicicletta”;
La conoscenza di sé stessi: andare in bicicletta ti aiuta a conoscere i tuoi limiti e a riflettere creando un momento nel quale, se sei da solo (e non occupi l’intera carreggiata con quelle inutili spedizioni modello sherpa di tour improvvisati) puoi riflettere, mettere in fila i pensieri e comprendere appieno che la vita non è fatta solo per correre dietro al fatturato.
Per non parlare poi delle avventure da raccontare agli amici davanti al caminetto, sorseggiando un amaro, mentre fai il ganassa esaltando imprese mai compiute e ostentando palmares immaginari come i più navigati lupi di mare, quando decantano le loro scorribande in mare aperto a caccia di inestimabili tesori.
Nell’attesa di raccontarvi di più, magari del mio primo progetto una Marchesini Special anni ‘70 realizzata su telaio Patelli, torno a programmare la partecipazione alle ciclostoriche 2020 con le quali forse potrà nascere una bella collaborazione con VitaDiStile.
L’importante infatti è non stare mai fermi.
La vita è come andare in bicicletta. Per restare in equilibrio devi muoverti
Albert Einstein