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Le Mans 1966: La Guerra tra Ford e Ferrari
Robert McKee famoso professore universitario, nonché sceneggiatore, è convinto che «Una buona storia vuol dire una cosa che vale la pena di essere narrata e che il mondo vuole ascoltare ». Noi di VitadiSile concordiamo con questo suo pensiero ed è per questo che oggi vi vogliamo raccontare la guerra tra Ford e Ferrari: una vicenda entrata nella storia del mondo automobilistico e non solo. Ma su questo ci torneremo più avanti.
Negli anni ’60 la casa automobilistica Ford voleva incrementare il numero di auto vendute: vincere la 24 Ore di Le Mans, una delle gare più difficili e pericolose di tutte, avrebbe garantito tale obiettivo, ma la Ford non aveva idea di come vincere tale gara.
Coincidenza volle che la casa automobilistica Ferrari, che agli inizi del decennio aveva già vinto la competizione per ben 3 volte, si trovasse in crisi finanziaria. La soluzione fu presto ovvia: la Ford avrebbe comprato la Ferrari e, facendo tesoro della sua grande esperienza, avrebbe avuto i mezzi necessari per vincere la l’ambita gara.
Enzo Ferrari ed Henry Ford II trovarono un accordo per la modica cifra di 16 milioni di dollari. Il 21 maggio del 1963 il manager della casa americana si presentò a Maranello per siglare l’accordo ma, diversamente dalle aspettative, non ci fu alcuna firma. Leggenda vuole che ad un certo punto della trattativa Enzo Ferrari estrasse la sua famosa penna viola e scrisse, vicino ad una clausola del contratto, «No, non ci siamo!» La parte che non aveva gradito era quella relativa alla cessione a Ford del comparto sportivo. Ferrari si alzò dal tavolo della trattativa e se ne andò a pranzo con il suo avvocato, lasciando tutti di stucco.
Ford, furibondo, non ebbe altra scelta che tornare a Detroit, dove pare disse ai suoi collaboratori: «Costruitemi un auto che distrugga la Ferrari a Le Mans!». La guerra tra Ford e Ferrari era iniziata. Ford tuttavia non aveva competenze per battere la Ferrari su terreno europeo e per questo motivo acquistò una piccola azienda inglese nella periferia di Londra.
La strada restava in salita poiché per arrivare pronta a Le Mans la Ford avrebbe dovuto realizzare un auto capace di raggiungere i 320km/h (e nessuno fono ad allora c’era mai riuscito), capace di reggere le 24 ore del circuito di Le Sarthe (nella quale si fanno oltre 9000 cambi marcia e si guida per oltre 4800km), tutto ciò in soli dieci mesi. Fu così che nacque la Ford GT40: un’auto dalla forma dinamica, di un metro soltanto di altezza e con un motore V8 da 4,2 litri. Ma nessuna sua caratteristica bastava a garantire il successo, solo la pista avrebbe dato la sentenza definitiva.
Durante i collaudi su pista la Ford GT40 si dimostrò veloce ma instabile, con le ruote che giravano a vuoto sui rettilinei dove facilmente si raggiungevano i 275km/h: se il problema fosse stato legato alle ruote o alle sospensioni fu difficile stabilirlo, poiché entrambi i prototipi andarono a sbattere quando alla Le Mans del 1964 mancavano ormai solo due mesi. Ford comunque non si perse d’animo e riuscì a gareggiare con 3 auto, le quali però si ruppero o finirono bruciate. La Ferrari così si aggiudicò agevolmente primo, secondo e terzo posto, ma nulla era perduto definitivamente perchè Ford aveva un anno di tempo per prepararsi per una nuova occasione: la Le Mans del 1965.
Henry Ford II scelse Carroll Shelby (famoso pilota americano con alle spalle già tanti successi automobilistici) e Ken Miles (eroe della Seconda Guerra Mondiale, nonché competente ingegnere di auto da corsa famoso per non avere peli sulla lingua) e ad essi affidò la missione di trasformare la GT40 in auto vincente.
Miles provo l’auto e capì che i punti deboli: i freni andavano migliorati e non avrebbe guastato aumentare sia la manovrabilità che l’aereodinamicità affinché l’auto potesse guadagnarne sia in stabilità che velocità. Alla Le Mans del 1965 si presentarono alla partenza ben 6 auto, ma nessuna riuscì a finire la corsa: la GT40 era ancora troppo fragile e ciò consegnò la vittoria di nuovo alla Scuderia Ferrari.
A questo punto due erano le strade percorribili: arrendersi alla superiorità della casa italiana o rimboccarsi ancora di più le maniche in vista del’anno successivo. Cosa fece Ford secondo voi?
Avete indovinato, si presento alla Le Mans del 1966 con una nuova e migliorata GT40: ora i freni non andavano più in shock termico e l’auto era stata testata con un programma informatico di simulazione di gara, che per l’epoca non era certo cosa da poco. Per tutta risposta la Ferrari produsse la P3: aereodinamica quanto la GT40, ma più bassa (95 cm anziché un metro), capace di arrivare a 305 km/h contro i 340 km/h della GT40. In casa Ferrari speravano che la maggiore leggerezza avrebbe permesso maggiore agilità e minori consumi in pista cosicché potesse recuperare ciò che mancava in velocità.
La sfida tra le due case automobilistiche era palpabile già nell’aria: la Ford si presentò con 8 auto, 20 tonnellate di gomme di scorta e squadra di piloti tra cui Ken Miles. La Ferrari si presentò invece con 3 auto, John Surtees (considerato il pilota più veloce al mondo) e una strategia ben precisa definita “pilota lepre”: un’auto avrebbe dovuto spingersi ai limiti massimi per far pressione alla Ford, sperando che i suoi piloti andassero nel panico e crollassero pretendendo troppo dalle loro vetture. La Ford dominò i primi scampoli di gara, ma dopo due ore dalla partenza le Ferrari recuperarono. Nella notte la gara pareva ormai conclusa con la vittoria italiana, ma non finì come nei due anni precedenti: Ken Miles spinse sull’acceleratore, ignorando gli ordini precauzionali della Ford. e riportò in testa le GT40 MK2.
Le Ferrari non seppero reagire e le prime luci della mattina incoronarono la Ford come vincitrice, accaparrandosi primo, secondo e terzo posto. Le nuove GT40 erano un vero e proprio prodigio della tecnica, uno dei migliori modelli mai sviluppati e consegnarono la vittoria a Le Mans alla Ford anche nei 4 anni successivi. La guerra era vinta.
Come vi dicevamo al’inizio, questa storia ricca di colpi di scena, rivalità e stima reciproca tra le due case automobilitstiche è talmente emozionante che anche il regista James Mangold ha sentito il bisogno di raccontarla nel suo film, recentemente uscito, “Le Mans ’66 – La grande sfida“. Forse vi starete chiedendo: «Ci raccomandate un film dopo averci appena raccontato tutta la storia e come va a finire?» La nostra risposta è Sì, perché la pellicola vi racconterà altre sfaccettature. Noi vi abbiamo dato un’infarinatura generale del contesto, solo farvi apprezzare meglio il film!