VinodiStile
Dolceacqua, vini di territorio e di grande personalità. Resoconto di una degustazione a Milano
Dolceacqua, territorio vitivinicolo di cui oggi si parla sempre più spesso, è stato di recente oggetto di una bella serata organizzata dall’AIS Milano. Nutrita la presenza dei produttori più importanti della denominazione che hanno portato i loro vini in assaggio: Alessandro Anfosso (Tenuta Anfosso), Maurizio Anfosso (Ka Maciné), Giovanna Maccario (Maccario-Dringenberg), Antonio Perrino (Testalonga), Filippo Rondelli (Terre Bianche), Roberto Rondelli.
Ho la fortuna di bazzicare Dolceacqua da quasi 10 anni, ben prima insomma della recente “ri-scoperta” di questo meraviglioso territorio. E, oggi come allora, quello che mi colpisce positivamente è la ferma volontà e la dedizione dei produttori di Dolceacqua nel “fare sistema”, nel mettere da parte il proprio vantaggio immediato consapevoli che, per crescere, è il territorio nel suo complesso che deve fare il salto di qualità, non basta l’exploit di un singolo produttore.
La serata è stata in larga parte condotta dell’ottimo Filippo Rondelli di Terre Bianche che ha accompagnato la sala alla scoperta delle “complicazioni” di Dolceacqua. Si è parlato di clima, di geologia, di storia, di Nomeranze (o Menzioni Geografiche Aggiuntive – MGA). Dolceacqua, similmente a quanto è accaduto in Borgogna, da secoli aveva codificato i cru (ribattezzati con l’italico acronimo di MGA), ovvero le singole vigne qualitativamente ritenute eccellenti. Questo perché le vigne avevano confini, proprietà, caratteristiche pedo-climatiche ben differenti una dall’altra. E così il vino che ne derivava.
Documenti del XVIII secolo e recenti studi hanno permesso a Dolceacqua di identificare, anche dal punto di vista giuridico e grazie ad un rigoroso progetto di zonazione, 33 Menzioni Geografiche Aggiuntive, tra cui Migliarina, Pian del Vescovo, Terrabianca, Arcagna, Brae, Curli, Luvaira, Posaù, Beragna, Fulavin, Galeae, Pini. Ecco dunque che il “fare sistema” del territorio è riuscito nell’impresa di mettere d’accordo tutti i produttori e di portare a termine il progetto di zonazione che sarà alla base – c’è da esserne certi – del radioso futuro della denominazione.
Prima di Dolceacqua ci sono riusciti solo a Barolo e Barbaresco. E scusate se è poco!
Passiamo ora ai vini in assaggio:
Rossese di Dolceacqua Galeae 2015 – Ka Maciné
Naso accattivante di lamponi, bacche, macchia mediterranea, bocca piuttosto calda, anche se agile grazie ad una corroborante freschezza. Ottima sapidità e leggera nota amaricante in chiusura. Buono questo vino che fa solo acciaio ed è vinificato con l’apporto di raspi.
Rossese di Dolceacqua Arcagna 2015 – Du Nemu
L’olfatto è dapprima floreale (geranio) e ferroso, poi però viene sopraffatto da sentori riconducibili al legno: vaniglia e caffè su tutti. Il sorso è in equilibrio tra apporto glicerico e freschezza, ma la chiusura è purtroppo segnata dall’amaro tannino del legno. Interpretazione di Dolceacqua che non mi convince, anche se sono consapevole dell’estrema gioventù del vino.
Rossese di Dolceacqua Terrabianca 2015 – Terre Bianche
Naso floreale di viola e peonia, netti i richiami marini, poi ribes e melograno, timo, mineralità bianca. Bocca meno alcolica delle precedenti e con tannini (raspi) più spigolosi e da assestarsi. La dinamica gustativa è caratterizzata da un’acidità ben presente. La chiusura è decisamente salata. Buon vino che consiglio di attendere, soprattutto a chi ama tannini ben fusi.
Rossese di Dolceacqua Testalonga 2014 – Testalonga
I profumi sono piuttosto reticenti ad uscire, il vino è ancora compresso (ricordo che Testalonga è un vino decisamente longevo), ma poi con delicatezza si susseguono il lampone, la peonia, il sottobosco, la roccia e le spezie in formazione. La bocca è di commovente dolcezza, tannino da raspi ben maturi, persistenza molto lunga. Personalità ed eleganza per questo vino eccellente e che avrà ancora molto da dire nei prossimi decenni…
Rossese di Dolceacqua Luvaira 2014 – Tenuta Anfosso
Fiori freschi e frutta dolce (macedonia), la bocca è in qualche modo coerente soprattutto nell’ingresso morbido che non viene però compensato da sufficiente acidità. Vino che riassaggerò con calma perché Tenuta Anfosso mi aveva abituato decisamente meglio.
Rossese di Dolceacqua Curli 2014 – Maccario Dringenberg
Il vino più austero della batteria, fin dal colore rubino compatto senza cedimenti. L’olfatto dapprima è caratterizzato da mineralità scura, frutta matura ma non stramatura, rosa, bacche… La sensazione è che il vino sia ancora giovane e che maggiore espressività emergerà nei prossimi anni. La bocca però non lascia dubbi sulla grandezza del vino: saporita e minerale, succosa e armonica, sferica nel suo sviluppo sia ampio che profondo. Il tannino è fitto e saporito, la chiusura è sapidissima per questo vino eccellente.
Rossese di Dolceacqua Migliarina 2013 – Roberto Rondelli
Caramella al lampone, spezie (vaniglia), violetta. Bocca estremamente armonica tra apporto glicerico, sapidità e tannini in grande equilibrio. Chiusura con alcol sotto controllo, con acidità che dà la giusta profondità e ritorni sapidi. Ottimo vino, soprattutto considerando l’annata non certo semplice.
Ecco la “bibliografia minima” per approfondire i vini di Dolceacqua:
- Vino al Vino – Mario Soldati (1969-1976)
- Cataloghi e Guide Gianni Veronelli (dagli anni ’70 in poi)
- Porthos – Luca Furlotti (marzo 2003)
- Enogea n. 35 – Alessandro Masnaghetti (febbraio 2011)
- Bibenda n. 39 – Armando Castagno (novembre 2011)
Approfondimenti ulteriori sul wineblog VINOCONDIVISO