Marchi del passato
Stabilimenti Farina: l’origine della specie [parte 1]
La scelta dell’immagine di copertina dell’articolo introduttivo sulla storia delle carrozzerie minori di Torino pubblicato qualche giorno fa, non era casuale. Dovendo scegliere una fotografia che rappresentasse al meglio l’arte carrozziera italiana, ho pensato di utilizzarne una che ritraesse la carrozzeria che, forse più di tutte le altre ha tracciato quel solco profondo che verrà percorso nel tempo, da moltissime carrozzerie torinesi, della quale i fondatori ne furono illustri allievi.
L’immagine ritrae, infatti, la facciata degli Stabilimenti Farina di corso Tortona 12 a Torino ed è stata scattata probabilmente in occasione del decennale della carrozzeria, nel 1916.
D’altro canto, anche il titolo di questo breve articolo non è frutto del caso; gli Stabilimenti Farina hanno rappresentato nella storia del disegno (perdonatemi l’italianismo, ma in questa circostanza è d’obbligo) automobilistico una vicenda cardine, attorno alla quale si è delineato l’archetipo dello stile italiano, che tanto onore portò alla conclamata fama dell’automobile italiana nel mondo.
Il nome di Giovanni Farina, nonostante sia stato a lungo considerato a margine della ben più nota figura del fratello minore Battista “Pinin”, ha rivestito nel mondo della carrozzeria un ruolo di prim’ordine, essendo stato promotore e ideatore di una nuova e più moderna concezione dei processi produttivi dell’automobile, avendo introdotto il concetto di razionalizzazione delle componenti strutturali di un veicolo ai fini di una sua produzione industriale.
Si deve a Giovanni Farina la definizione della carrozzeria della Temperino 8-10 HP del 1919 dalla quale eliminò l’ossatura in legno della scocca, in favore di una standardizzazione delle singole parti realizzate non più separatamente, ma con un procedimento in serie che ne garantisse l’intercambiabilità. La carrozzeria era realizzata interamente in metallo con tecniche industriali, avvalendosi delle conoscenze che Farina ebbe modo di apprendere in occasione di un viaggio negli Stati Uniti compiuto subito prima della guerra. Al suo ritorno, decise che i tempi erano maturi per l’ampliamento della carrozzeria in uno stabilimento più grande, che fosse capace di ospitare le primissime presse per lo stampaggio delle lamiere a scopo automobilistico.
I nuovi Stabilimenti Farina non furono solamente un concentrato di innovazione tecnica e industriale all’avanguardia per quei tempi, ma furono culla e fucina di personaggi i cui nomi costelleranno il firmamento dei più illustri maestri di stile che la “scuola” italiana abbia mai prodotto. Si forgiarono presso la carrozzeria di Farina, Mario Revelli di Beaumont, in qualità di consulente stilistico; Felice Mario Boano, come tracciatore di falegnameria e scoccaio; un giovane Giovanni Michelotti (entrato come aiuto disegnatore di Revelli); Pietro Frua, direttore tecnico; i fratelli Vignale, giovani apprendisti battilastra e Franco Martinengo.
Venendo agli aspetti strettamente biografici, Giovanni Farina, fondatore e dominus della carrozzeria che portò il suo nome, nacque nel 1884 a Cortanze d’Asti, per trasferirsi con la famiglia lo stesso anno a Torino. Formatosi presso la carrozzeria Alessio, decise con l’appoggio del giovane fratello Giovanni Battista, per gli amici “Pinin”, di realizzare in proprio una carrozzeria nella quale poter riversare le conoscenze tecniche che aveva precedentemente acquisito. Nacque così nel 1906 la Società Anonima Stabilimenti Industriali Giovanni Farina che, fin da subito si dedicò a “vestire” i telai commissionati dai sempre più numerosi clienti.
Tra di essi spiccò il nome di Giovanni Agnelli, il quale da acuto osservatore quale era, si dimostrò entusiasta dell’abilità di Farina, tanto da prediligere la proposta del giovane “Pinin” per la realizzazione del radiatore della Fiat Zero e assegnare alla carrozzeria Farina il compimento e l’affinamento dei prototipi della vettura.
Durante il primo conflitto mondiale, la carrozzeria si dedicò alla realizzazione su licenza di aeroplani Aviatik e l’esperienza maturata in questo settore ritornerà molto utile a Farina in seguito, quando si cimentò, parallelamente alla produzione di autovetture, in quella di motori aeronautici.
Il 1930 fu un anno di grande importanza per gli sviluppi futuri degli Stabilimenti Farina, in quanto coincise con la decisione da parte di “Pinin” Farina di lasciare l’azienda del fratello per fondare un’attività in proprio. Andandosene Battista Farina si portò con sé alcune abili maestranze, tra cui Felice Mario Boano, senonché per qualcuno che lascia c’è fortunatamente qualcuno che arriva, fu il caso di Pietro Frua, chiamato in qualità di direttore tecnico. Si aprì così la fase più creativa e soddisfacente per la carrozzeria di Farina che entrò gloriosamente negli anni Trenta collezionando trionfi presso i più importanti concorsi di eleganza del mondo. Gli esponenti più raffinati della nobiltà e dell’alta borghesia d’Europa anelavano ad avere nel proprio parco auto vetture Lancia, Rolls-Royce, Hispano-Suiza, Mercedes, Alfa Romeo e Isotta Fraschini carrozzate magistralmente da Farina.
La storia degli Stabilimenti Farina continua nella seconda parte.
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