Marchi del passato

Enrico Nardi: l’uomo dietro l’Ingegnere

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Sarà capitato anche a voi, di sentir pronunciare, in riferimento ad un grande pilota, la locuzione “campione del volante” e forse, lì per lì, non ci avrete fatto caso, ma tale definizione è decisamente appropriata, in quanto sottolinea la grande importanza del medesimo.

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Esso è, forse, la componente più importante di un’automobile, poiché dà corpo allo stile di guida, che “nasce” come idea nella mente del pilota; non a caso Juan Manuel Fangio (cinque volte campione del mondo) lo descrisse sinteticamente come “sublimazione mentale”. Il volante è anche strumento di connessione del pilota con il resto del corpo della vettura dove si sviluppa la potenza dell’auto, concetto ben sintetizzato dallo scrittore Dino Buzzati che definì il volante come “Filo diretto con le viscere della potenza”.

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Parlando di automobili e di volanti non possiamo non parlare di una delle aziende leader nel settore, ossia Nardi-Personal, ma la storia di questa azienda è legata anche a quella di Enrico Nardi, una delle figure di spicco nel mondo dell’automobile.

Enrico Nardi nasce in piena era giolittiana a Bologna il 31 Gennaio 1907: sono appena state nazionalizzate le ferrovie, è stato avviato il traforo del Sempione e la stabilità della lira favorisce l’iniziativa di numerosi imprenditori. C’è euforia nell’aria. A un anno dalla fondazione di Lancia, Vincenzo Lancia sta ultimando il suo primo modello, una Alfa, tipo 5i da 28 cavalli. a Bologna il 31 Gennaio 1907.

L’Emilia, terra di passioni tenaci e sanguigne, resterà per sempre nel suo cuore; infatti l’amore per le quattro ruote è dei più precoci. Altro interesse di Enrico è la scuola, ma le due lame di questa “forbice delle passioni” si allontanano sempre più; un rapporto travagliato con lo studio regolare lo porta a cambiare ben otto istituti in un solo anno. Afferma di avere ritmi tutti suoi e ciò viene confermato dai fatti: diventerà Ingegnere a 35 anni e in modo quasi clandestino. Guai però a parlarne, Enrico Nardi deve restare Enrico Nardi e basta, mai l’Ingegnere Enrico.

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Ottiene il suo primo posto di lavoro presso Lancia, a Torino (città di origine della famiglia, dove essa ritorna poco dopo la nascita di Enrico). E’ collaudatore di chassis di camion, ma insiste per indossare una tuta bianca come un giglio. La sua ascesa nelle gerarchie di fabbrica lo porta a diventare il grande consigliere di Vincenzo Lancia, ma nel futuro di Nardi c’è l’incontro con Enzo Ferrari (è il Commendatore a cercarlo, mentre si trova a Torino per lavoro, dopo averne sentito parlare molto bene). E’ il 1937 e la carriera di Enrico alla Lancia non potrebbe andare meglio, ma sceglie il salto nel vuoto: andare a Modena, ma dopo essersi sposato. Primo collaudatore alla Ferrari e poi procuratore (l’equivalente di un amministratore delegato d’azienda, ndr).

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La puntualità è per Enrico una sorta di impegno morale. A tal proposito la figlia Roberta ricorda un episodio simpatico:

Di tanto in tanto Enzo Ferrari veniva a mangiare da noi, la domenica. Beh, se ritardava più di dieci minuti, papà cominciava a mangiare e diceva a noi di fare altrettanto.

L’accordo con Ferrari si rompe nel 1946, così Enrico Nardi torna al suo primo amore, ossia costruire le auto che, nate da una primitiva Bugatti, affollavano la sua mente. Torna anche a correre e nel 1947, insieme a Renato Danese, vince la Coppa delle Dolomiti.

Enrico Nardi muore a 59 anni il 23 agosto del 1966, proprio lui che era solito dire:

A sessant’anni non voglio arrivare. Altrimenti divento vecchio.

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Se ne va in punta di piedi, ma tutti quelli che lo hanno conosciuto lo definiscono un dongiovanni, un rissoso, un uomo senza peli sulla lingua, ma anche un uomo che si poteva adorare, deliziosamente controcorrente e rispettoso di tutto e tutti; tutti aspetti del suo carattere che ritroviamo anche in alcuni ricordi della figlia Roberta:

Mi ricordo una volta che qualcuno , ingiustamente, lo apostrofò da un’auto: lui andò a chiarire come stavano le cose e temevo che si sarebbe arrivati alle mani. Invece no. Ma quando l’altro ripartì, mio papà si accorse di essersi comportato da gentiluomo, ma di essersi tenuto la maniglia della portiera. Era bravo a truccare le auto. I poliziotti andavano da lui per cavare più cavalli dalle loro pantere, ma i contrabbandieri, di notte, facevano lo stesso. Era un continuo gioco al rialzo. Era un adorabile papà. Quando seppe che ero stata bocciata in seconda media ne fu assai addolorato. Quando in lacrime gli spiegai che ero stata bocciata in canto e condotta disse che era una specie di record, roba da Guiness dei primati o qualcosa del genere. Ma quando seppe tutto, che la ragione della mia orribile pagella stava nell’aver morsicato sul sedere un insegnante e nell’aver portato fuori dal pentagramma un intero coro del Nabucco scoppiò a ridere. A ridere sino alle lacrime. E mi fece un regalo per quella bocciatura, uno splendido orologio.

Questo breve post non è sufficiente per riassumere la vita e il carattere di Enrico Nardi, ma speriamo che lo sia per  avvicinarvi un pò di più all’uomo e non solo al genio della tecnica che è stato.

Si ringrazia il Dott. Lorenzo Cerofolini, AD di Nardi-Personal, per la disponibilità e collaborazione nel fornirci il materiale per gli approfondimenti sulla figura del fondatore della prestigiosa azienda.

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Classe 1988 (inguaribile ottimista), nato a Piacenza, diplomato al liceo linguistico, laureando in scienze internazionali e diplomatiche presso l'università di Bologna. Follemente innamorato, da sempre, di cinema e letteratura poiché, oltre a essere ottimi mezzi di comunicazione sono al tempo stesso anche insostituibili fonti di apprendimento e intrattenimento, che consentono di vivere molteplici vite nell'arco di una sola. Sogno nel cassetto: apportare un contributo rilevante al mondo; e badate...non lo dico tanto per dire; lo dimostra il fatto che non sia in lizza per nessun concorso e che nemmeno abbia intenzione di candidarmi.