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RIVS: le ultime notizie sul bollo
Il RIVS (Registro Italiano Veicoli Storici) chiarisce in questo comunicato la propria posizione in merito alla Legge di Stabilità per i veicoli ultraventennali, evidenziando come le soluzioni eterogenee proposte dalle varie regioni non soddisfano l’appassionato che si vede costretto a convivere con le scelte irrazionali del legislatore, nazionale e regionale.
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Della legge di stabilità si è detto tutto e il contrario di tutto. La nostra idea a riguardo l’abbiamo già espressa a più riprese, tuttavia vorremmo tornare nuovamente sull’argomento per affrontarlo da un punto di vista pratico e capire meglio in quali rischi il motorismo storico italiano potrebbe incorrere, se, come pare, le Amministrazioni continueranno a non affrontare l’argomento con decisione e coerenza.
È notizia di queste settimane che molti appassionati stanno accogliendo con comprensibile entusiasmo le notizie provenienti da alcune Regioni, le quali, in aperto contrasto con quanto previsto dal Governo, starebbero studiando – mentre scriviamo alcune regioni hanno già provveduto a mettere sulla carta queste intenzioni – misure normative per confermare le agevolazioni per i veicoli tra i 20 e i 30 anni d’età.
Comprensibile entusiasmo, dicevamo, ma c’è davvero da essere soddisfatti di queste vittorie parziali? In realtà la nostra opinione è che sia meglio essere cauti di fronte a quella che, nel migliore dei casi, si rivelerebbe come l’ennesima soluzione raffazzonata e all’italiana, carente sia di legittimazione giuridica che di prospettiva politica.
Il nostro primo motivo di preoccupazione riguarda proprio la legittimazione normativa delle regioni in materia di tassa automobilistica: in tal senso, le pronunce della Corte Costituzionale, contrarie a misure simili a quelle di cui stiamo scrivendo, non si contano. L’incognita grave, dunque, è che il Governo ricorra contro queste misure, facendole abrogare e ripristinando quanto stabilito con l’ultima Legge di Stabilità. A che scenario andremmo incontro in tal caso? Il rischio, reso ancora più probabile da una mancata unità d’intenti tra le stesse Regioni, è che queste misure non sortiscano altro effetto, se non quello di creare ancora più confusione, con norme prima emesse e poi ritirate e i nostri cittadini/appassionati/contribuenti sospesi nuovamente in una situazione d’incertezza.
Secondo elemento da non sottovalutare. I compianti commi 2 e 3 dell’art.63 L.342 del 2000 nella loro indeterminatezza sono stati, per 15 anni, forieri di incomprensioni e ingiustizie, e hanno favorito una applicazione disomogenea della norma sul piano nazionale. Una situazione molto simile a quella che si sta verificando oggi, ma con una aggravante in più: 15 anni di sentenze e pareri autorevoli (da parte di Agenzia delle Entrate, Corte di Cassazione e Commissioni Tributarie) hanno affermato a più riprese l’insussistenza in capo alla sola ASI di un potere certificatorio ai fini fiscali. Le varie proposte regionali terranno conto di questa giurisprudenza? Purtroppo, ad oggi, sentendo le varie dichiarazioni, non sembrerebbe essere così.
Ci sarebbe allora da porsi la domanda: “A chi giovano queste proposte?” A chi giova ristabilire un potere certificatorio indiscriminato in capo ad una sola associazione? Un’associazione che, per bocca del suo stesso Presidente, ha ammesso errori e omissioni nella gestione di queste pratiche, scaricando al contempo la responsabilità sui “club federati”. Per certo possiamo solo dire che tutto questo non giova agli appassionati. È evidente infatti il rischio di dividere gli appassionati italiani in collezionisti di serie A, iscritti all’unica associazione e residenti in poche fortunate regioni, e collezionisti di serie B, quelli delle Regioni svantaggiate, e quelli che – come è nel pieno del loro diritto – non intendono versare alcuna quota associativa ad un ente di cui non riconoscono principi, attività e modalità d’azione. E’ questo il futuro che vogliamo? E’ davvero questo il meglio che si può fare per salvare i veicoli ventennali dalla gogna della rottamazione forzata o dall’espatrio indotto?
Schiacciati tra gli interessi di parte dei pochi che possono contare amicizie politiche influenti, e un Governo indifferente alle istanze di proprietari e operatori, avremo mai l’occasione di vedere tutelata la nostra passione in maniera equa e univoca? Avremo mai un’unica legge che disciplini circolazione, revisione, immatricolazione e fiscalità con regole uguali per tutti?
Come RIVS abbiamo cercato di offrire una risposta che tenesse conto di tutti questi elementi, frutto del rapporto diretto con i nostri associati e gli appassionati di auto d’epoca, che per noi continueranno sempre a essere considerate tali a partire dai 20 anni. Un’idea che vuole essere anche spunto di discussione e riflessione, perché il futuro si costruisce anche così, dando ascolto alle idee di tutti, e non solo gli interessi di qualcuno.