L'editto-riale
L’auto d’epoca val bene un bollo
La recente approvazione del DDL Stabilità alla Camera ha gettato molti appassionati nello sconforto; alcuni di loro, i più, per ragioni squisitamente legate al “bollo”, altri per le probabili ripercussioni sul patrimonio automobilistico nazionale.
L’abrogazione dei commi 2 e 3 dell’art. 63 della l.n. 342/2000 implica infatti che l’esenzione dal pagamento della tassa automobilistica (bollo) non opererà più per le auto ultraventennali in possesso della certificazione di storicità rilasciato dall’Asi o dai Registri Fiat e Alfa Romeo, alzando di fatto l’asticella a 30 anni.
Le ragioni del Governo sono molteplici ed in larga misura discendono da un’attenta osservazione di fenomeni quotidiani di cui siamo un po’ tutti testimoni. Se, come è vero, le auto moderne hanno raggiunto standard di affidabilità impensabili fino a qualche anno fa, parimenti si è allungato la permanenza media di un auto sulle strade italiane. Infatti, vedere in circolazione una Fiat Punto prima serie o un Mitsubishi Pajero seconda serie è oggi talmente comune che nessuno esclama “Toh guarda una Punto!”. La ragione come si diceva è fin troppo banale, la ridotta necessità di manutenzione, le tecniche costruttive e l’innovazione nei materiali hanno reso possibile il progressivo allontanamento del periodo medio di obsolescenza e quindi la maggior presenza media sulle strade. Il ragionamento è semplice: se l’auto viene utilizzata e mantenuta per il suo scopo normale, quotidiano, allora non esiste necessità di tutela in quanto l’interesse al mantenimento di questi esemplari come indispensabili tasselli della tradizione motoristica non è pregiudicato dal costo e dal mantenimento di un mezzo non più adatto all’uso per il quale è stato costruito e venduto. Fino ad oggi, al contrario, in presenza di certi requisiti, il beneficio fiscale sul bollo poteva scattare già al compimento del ventesimo anno di età in quanto quella era l’età in cui, normalmente, un veicolo cessava di essere utilizzato per scopi di servizio e veniva conseguentemente rottamato. Da qui la decisione di concedere uno sgravio fiscale per ovviare al rischio di rottamazione dei pezzi più significativi o della loro vendita all’estero. Come accertare se un veicolo meriti davvero il trattamento di favore? Chi può accertare la sussistenza del requisito di interesse storico? L’Asi, almeno fino ad oggi. L’immagine dell’Automobilclub storico italiano ha cominciato a compromettersi – come un nuovo ritratto di Dorian Gray – quando ha sistematicamente “certificato” l’interesse storico di auto la cui semplice annoverazione tra i mezzi “storici” suona ridicola ai più. Ford Transit bianchi abitualmente utilizzati come mezzi da lavoro, Croma 2.0 a Gpl, Mercedes 200E w124, solo per fare alcuni esempi sono veicoli che all’Asi hanno ritenuto meritevoli di conservazione al compimento del ventesimo anno di età, senza peraltro mai renderne nota la motivazione. Difficile pensare che siano auto mantenute per finalità diverse da quelle dell’uso giornaliero.
La stampa e il giornalismo d’ inchiesta avvedutasi prima del Legislatore di una “allegra” interpretazione, estensiva, della normativa hanno stigmatizzato l’anomalia con l’equazione “ auto storica = fare il furbo e pagare meno bollo e assicurazione”. E così in molti casi è, perché una Croma 2.0 a GPL non è utilizzata per raduni ma per andare a lavorare tutti i giorni e risparmiare rispetto ad una qualsiasi altra auto costretta invece a bollo e assicurazione “normale”. Non si fraintenda, il punto non è il risparmio, valore costituzionale, ma sfruttare un beneficio di scopo per altri fini, diversi dalla conservazione e dalla diffusione della conoscenza della tradizione automobilistica.
Così per colpire alcuni “furbetti” del solito quartierino, si è finito per colpire tutti coloro che sinceramente appassionati sono animati dall’entusiasmo di preservare e mostrare le automobili, grandi e piccole, che hanno lasciato il segno negli ultimi decenni del ‘900. Coloro che passano ogni minuto di tempo libero a documentarsi, studiare, pulire, riparare la propria storica per partecipare a raduni, condividere, socializzare sono quindi trattati alla stregua dei “furbetti” il cui unico scopo è non pagare il bollo e avere l’assicurazione ridotta. Sappiamo che la legge è generale e astratta e non dispone che per il futuro, ma in un epoca dove “la propensione ad personam” è uscita dallo spazio angusto dell’eccezione ed è diventata pratica comune, ci si sarebbe quantomeno aspettato maggiore attenzione dal Legislatore nel definire le eccezioni per le situazioni meritevoli e soprattutto più interventismo da parte dell’Asi che nei fatti ha abbandonato i soggetti che per statuto dovrebbe tutelare: i suoi iscritti e le loro vetture.
Affrontare la questione da un punto di vista strettamente anagrafico è fin troppo banale, fin troppo italiano. Perché un’automobile di vent’anni non debba essere storica mentre la stessa a trenta si, rimane un mistero che nessuno nella galassia istituzionale ha voluto affrontare. Rimane un’affermazione apodittica e foriera, probabilmente, di futuri e ulteriori ripensamenti. Alzare semplicemente l’asticella nasconde in realtà una mai sopita speranza che la gente si liberi del “vecchio” e alimenti la domanda interni di beni nuovi? Non lo so, ciò che è certo è che la storicità non è un diritto che si può acquista (solo) per anzianità. Troppo establishment come approccio.
Detto questo occorre lavorare sulla definizione di requisiti minimi indefettibili che potrebbero essere:
- età anagrafica
- conformità alle specifiche di fabbrica
- livello di conservazione
- valenza storica
- suscettibilità di estinzione dal parco auto nazionale
Come al solito si è combattuta la mosca con il bazooka, ma la predefinizione dei requisiti per riconoscere la storicità di un’auto, anche attraverso una (famigerata) “lista” a compilazione dinamica, rimane la strada maestra per realizzare la vera finalità della norma, ovverosia la tutela e la valorizzazione del patrimonio motoristico italiano che oggi più che mai rischia di sfaldarsi e crollare proprio come i nostri monumenti.
L’auto d’epoca porta infatti con sé oneri e onori. Chi si avvicina a questo mondo non può e tantomeno deve essere guidato dal solo vantaggio economico. L’auto d’epoca è un costo che l’appassionato sostiene per la soddisfazione e l’orgoglio di essere custode di un pezzo di storia da tramandare. Chi si avvicina o acquista un’ auto d’epoca sbandierando o inseguendo il famigerato certificato ASI in virtù del quale chiedere un premium price, ha sbagliato approccio e non apporterà niente di significativo né a se stesso né al mondo delle storiche. L’esenzione dal bollo non può e non deve essere l’unica ragione per cui si acquista o si tiene una storica: sarebbe infatti sufficiente la più banale o scontata delle manovre finanziarie per riempire i siti di compravendita con la vecchia frase “a malincuore vendo…”. Non era passione, bensì un mero calcolo di convenienza
Classe '76, Dottore di ricerca, libero professionista e Master Sommelier FIS, coltivo da sempre la passione del vino e delle auto d'epoca. In entrambi i settori concentro il mio interesse sulle produzioni italiane di eccellenza come strumenti di crescita economica e diffusione della nostra cultura nel mondo. Punti deboli? Le supercar '60 e '70 ed i grandi rossi dell'Etna!
Fernando
19 Dicembre, 2014 at 00:02
Il bollo val bene una storica se c’hai i soldi per pagarlo!
Alcune auto storiche hanno una quotazione talmente bassa per cui bastano pochi anni di bollo pagato per far sborsare più soldi del valore del mezzo… che senso ha? Oppure diciamo che son storiche solo le auto dai dieci o ventimila euro in su?
In uno periodo di crisi come questo, tanti veri appassionati riesco a mantenere il loro veicolo storico giusto per il rotto della cuffia!
Vent’anni ormai son pochi ma 30 son di sicuro troppo!
Chi s’è venato per restaurare un Fiat Coupe adesso dove li trova 500 e più euro all’anno per pagare il bollo? E l’assicurazione?
Manuel Bordini
19 Dicembre, 2014 at 08:09
Se ne fai una questione di convenienza economica dell’ investimento sono d’ accordo con te. Se la misura dovesse essere approvata definitivamente senza le modifiche sperate tanta gente dovrà decidere se ne vale ancora la pena. Diverso il caso di chi non ne fa una questione di ritorno dell’ investimento ma considera la storica come una passione talmente forte da sacrificare il costo del bollo pur di godersela. Oggi tante assicurazioni continuano a proporre premi ridotti per ultra 25
Berto
19 Dicembre, 2014 at 13:25
Ragazzi, ma stiamo dimenticando che ci sono schiere di appassionati che grazie all’esenzione del bollo hanno potuto, negli hanni, salvare veicoli dalla demolizione certa? Veicoli pagati pochissimo e salvati solo perchè all’appassionato non sarebbe costato tanto mantenerle tenendole ferme, che ne so, in un capannone, in un fienile, ecc?
E immaginate ora, gente che prima con 250 euro poteva tenere in casa una decine di autoveicoli, adesso deve andare a spendere, che ne so, 2.500 euro solo di bollo all’anno per tenerle ferme?
E’ evidente che la gente sarà COSTRETTA a disfarsi di questi veicoli, semplicemente perchè andrebbero a portare via, a volte, il pane dalla tavola di casa!
Qua si ragiona solo per quelli che possiedono un solo veicolo, quelli che bene o male il sacrificio lo fanno comunque.
Ma a quelli che negli anni si son portati a casa, pur di salvarli, veicoli di costo praticamente nullo, nessuno pensa minimamente!!!
E ricordiamoci che una persona non ha nemmeno la facoltà di stargare un veicolo per tenerlo a casa senza circolarci per non pagarci il bollo… Quella che sarebbe la soluzione per togliere vecchi catorci dalle strade di ogni giorno, senza buttare al macero storia automobilistica!!!
Alex
19 Dicembre, 2014 at 17:12
Vendo Ferrari testarossa 1988
cristiano
19 Dicembre, 2014 at 18:28
Caro dott. Bordini, se lei fosse un appassionato come afferma si chiederebbe dove sta l’equità nel gravare il semplice possesso di un oggetto con una tassa calcolata su un parametro che non ne riflette per nulla il valore commerciale. E dovrebbe anche riflettere sul fatto che nessun altro oggetto da “passione” (orologi, tappeti, quadri, VINI PREGIATI) è gravato da tasse di possesso.
Manuel Bordini
20 Dicembre, 2014 at 15:20
ritengo infatti che l’esigenza di equità non sia stata affatto presa in considerazione. sarebbe stato equo, a mio avviso, esentare le automobile che, effettivamente di rilevanza storica (qui però si apre un altro capitolo) sono mantenute ed utilizzate come oggetto di passione e condivisione. Infatti con bollo e assicurazione in alcuni casi simbolici a tutti era permesso conservare queste auto. Quando però vediamo utilitarie anni ’90 o ’80 di nessun pregio storico, alimentate magari a combustibili che ne consentano l’uso quotidiano per lavoro o per altre attività li si pone un problema di equità con chi paga bollo e assicurazione normale per auto che hanno solamente meno anni ma che al pari delle prime svolgono solamente un servizio e nulla più
Roberto A. Massa Martana
19 Dicembre, 2014 at 18:38
Io ne faccio solo una questione economica: sono povero da 4 anni e avrò la pensione tra un’anno circa. Vivo in campagna, in un posto senza servizi pubblici. La macchina “storica” me la posso permettere solo a condizione che l’assicurazione oltre che il bollo rimangano bassi. Se no, sarò “agli arresti domiciliari economici”. non mi sembra una cosa giusta. (Possiedo una Volvo 245 perfettamente efficiente, a gpl per non inquinare, del 1992 che ha passato una vera revisione, intestata a mia figlie 22enne: ora quale salasso mi farà pagare l’assicurazione?) Auguri a chi, ipocritamente, fa finta di non vedere i veri motivi per cui continuano a circolare auto 20/30enne.
Francesco Fulchieri
19 Dicembre, 2014 at 19:11
Mi auguro che gli addetti stampa dell’ASI che di solito ci seguono, leggano questo interessante confronto su temi a cui l’ente avrebbe dovuto e dovrà dare risposte concrete (io stesso sono attualmente socio ASI…per trasparenza specifico che lo sono in quanto socio del CPAE e perchè volevo omologare targa Oro A alla mia 124 BC1 ’71) prendendo una posizione a breve o nel corso del 2015. Per il momento grazie a tutti e scusate se siamo un pò lenti ad approvare i commenti.
Davide De Palo
20 Dicembre, 2014 at 00:56
Provo anche io a dire la mia.
Parto da lontano e cioè dal presupposto che il bollo auto o più correttamente la tassa di possesso, checchè se ne dica, è una tassa ingiusta, fastidiosa e mettiamoci anche inutile, perchè il concetto stesso sui cui si basa è sbagliato in partenza: farti pagare per qualcosa che è tuo, hai comprato e, generalmente, pagato.
Dato per scontato che siamo tutti d’accordo sul fatto che il bollo è una tassa fastidiosa, cerco di ragionare.
Il focus secondo me lo si potrebbe spostare su: gli italiani sono davvero un popolo di veri appassionati di auto storiche o le conservano solo finchè non gli costa poco o niente farlo?
Da quando è venuta fuori questa storia non si contano i “sedicenti appassionati” che si dichiarano pronti a rottamare tutto piuttosto che pagare il bollo pieno.
Gli italiani sono molto appassionati di auto storiche, ma sono letteralmente stregati dai proventi che si possono realizzare commerciandoci e commerciandole.
La parola d’ordine è più che mai: speculazione!
Il mondo dell’auto storica in Italia, gira che ti rigira, finisce per perdersi sempre nel portafogli di qualcuno.
E da che mondo e mondo quando si parla troppo di soldi non è più una passione, a casa mia diventa un business.
Niente di male a fare business mormoreranno in molti.
Io dico male quando si associano passione e business.
Molto male quando si fa business sfruttando ignobilmente la passione del prossimo da una parte e le agevolazioni fiscali dall’altra.
Malissimo quando si fa business sfruttando tutti a destra e a manca e poi si nega l’evidenza autodefinendosi “appassionati” (si, di euro).
Ma torniamo al ritornello da disco rotto che si sente e si legge ovunque in questi giorni, ossia il “piuttosto che pagare il bollo rottamo tutto”.
Anche io conosco tanta gente che minaccia di rottamare le sue auto piuttosto che pagare il bollo intero.
A questa gente io propongo sempre di regalarle a me le loro auto piuttosto che rottamarle.
Mi rispondono sempre: regalarla no, se vuoi te la vendo.
Penso si commenti da se…
Se in Italia c’è gente che pensa e ragiona in questo modo, la spiegazione è una sola: l’Italia è popolata da gente del piffero.
Purtroppo/per fortuna un paese lo fa la sua gente.
In ogni caso noi siamo nella merda.
E’ già male pensarle e dirle/scriverle eresie del genere.
Se poi ci aggiungiamo che sicuramente il 99% di chi le pensa e dice non le metterà in pratica è pure peggio.
Non abbiamo speranza.
Per me è un cretino uno che pensa di rottamare una vettura (qualsiasi essa sia) solo per non pagare il bollo.
Se uno è veramente affezionatio a quella vettura non la rottamerebbe e/o venderebbe per nulla al mondo, se non vuole pagare il bollo la soluzione si trova, a costo di mostrare le palle (per una volta nella vita) e rifiutarsi di pagare il bollo.
Per carità, la mia non sarà una strategia ottimale, ma credo sia meglio di chi si lamenta e fa tanto chiasso ma poi non fa un cavolo di niente, cala le braghe, si piega a 90° e paga il bollo.
Se TUTTI smettessimo di pagare il bollo sarebbe una protesta, se lo fa solo qualcuno non serve a nulla, se non a creare fastidi a chi lo fa.
Ora ho voglia di spedere qualche parola a proposito di un atteggiamento che molti collezionisti assumono nei confronti degli altri e cioè la tendenza a catalogare gli altri collezionisti in base alla tipologia di auto che collezionano.
Per fare degli esempi, c’è chi si arroga il diritto di bollare come approfittatore chiunque ha una Croma, un Panda o comunque qualsiasi auto non meritoria (sempre secondo loro) di essere ritenuta di interesse storico o collezionistico perchè di modesto valore.
Ognuno colleziona ciò che gli piace e per i motivi più svariati.
Io amo le utilitarie Fiat, quindi so apprezzare e collezionare quel tipo di auto.
Maserati, Ferrari, Lamborghini, Aston Martin e compagnia bella non mi hanno mai affascinato, ne tanto meno hanno mai avuto alcun ruolo nella mia vita dal momento che non sono mai state alla portata del mio portafogli ne di quello della mia famiglia, al contrario invece di auto come la 126, la Uno o la Panda, ecc.
Ora perchè una persona che colleziona auto di prestigio viene definito un collezionista, mentre invece una persona che colleziona utilitarie di modesto valore a priori deve essere definita furbetto o approfittatore?
Dove sta scritto che le auto meritorie di essere collezionate sono solo quelle che hanno un valore elevato?
La storia dell’automobile l’hanno scritta soprattutto le auto popolari, non tanto quelle di prestigio…
Finchè non elimineremo questa barriera mentale non andremo mai da nessuna parte.
Fatta questa breve parentesi, passo al punto successivo.
Ebbene si, ne ho anche per l’ASI.
E’ brutto da dire ma realtà come l’ASI danno una visione chiara e limpida di come viene interpretato il concetto di agevolazioni applicato al collezionismo di auto in Italia dalla stragrande maggioranza di chi si definisce collezionista.
Delle migliaia di tesserati ASI quelli che sono realmente appassionati e interessati alla conservazione del patrimonio automobilistico sono una minoranza.
Il resto sono solo tesserati di comodo.
Gli stessi che ora gridano “piuttosto che pagare il bollo rottamo tutto”.
Io non sono mai stato tesserato ASI, ne lo sarò mai.
Quindi ho tutte le mie buone ragioni per cantare fuori da qualsiasi coro.
Ritornando all’inizio, non so voi, ma io nemmeno sotto tortura sarei disposto a rottamare le mie amate vecchiette a 4 ruote.
Non mi viene nemmeno da pensarla una stupidaggine del genere.
Non sta ne in cielo ne in terra un ragionamento del genere.
Una storica costa sacrifici, lo sappiamo tutti.
Forse per chi è disposto a “rottamare pur di non pagare il bollo” la storica non è costata così tanti sacrifici a questo punto (o magari addirittura non ne è costato nessuno, fortuna loro).
Forse il sugo del discorso è proprio questo: il fatto di dover pagare il bollo pieno senza più riduzione costituisce il primo vero sacrificio per queste persone.
E’ quella che stanno minacciando è la loro reazione di fronte ai sacrifici.
Meditate gente, meditate.
Scusate l’eccessiva lungaggine, ma questo è un argomento che non si può proprio liquidarlo con 4 righe, e se siete arrivati fino in fondo vi ringrazio per il tempo che avete dedicato a leggere quello che ho scritto.
Un saluto.
oreste franceschini
20 Dicembre, 2014 at 13:02
Io ho una Volkswagen Golf modello Pink Floyd…in giro ci sono pochissimi esemplari…in condizioni buone e tenuta con cura…avevo intenzione di sistemarla per bene ed usarla per i raduni Volkswagen e per qualche gita domenicale…la rottamo ed ecco le conseguenze
1) niente soldi al gommista
2) niente fatture del carrozziere e tasse annesse
3) zero fatture del meccanico
4) niente iva sui pezzi di ricambio
5) niente benzina da consumare alla pompa…e tasse inique annesse
6) niente polizza assicurativa e tasse annesse
7) niente tassa di circolazione…
8) nessuna automobile che la sostituisca.
Chi ci perde?
Lo Stato…che sta sprofondando nel fango.
Svegliatevi che dopo 20 anni di bollo non è così vergognoso pagare una tassa di circolazione!
Manuel Bordini
20 Dicembre, 2014 at 14:56
Oreste, questo è il pericolo che l’esenzione per le ventennali avrebbe dovuto scongiurare: la rottamazione per gli esemplari rari. Lo Stato è miope e quando decide lo fa d’impeto, quindi sbaglia. L’ASI invece, che dovrebbe avere una struttura tale da programmare, pianificare con lungimiranza, si trova sempre più costretta dentro gli spazi angusti della sudditanza delle tessere e smania di “cassa” con l’odierna punizione di tutti gli appassionati che come te volevano continuare a far rivivere degnamente la loro storica in raduni, eventi condividendo passione e interessi comuni
Davide De Palo
20 Dicembre, 2014 at 15:15
All’interno di uno dei tanti gruppi Facebook in cui si parla di auto storiche, poco fa ho letto il post di un utente che scrive:
“quindi ho conservato diverse auto spendendo soldi, tempo, rinuciando a tante cose… consapevole che piu avanti si sarebbero rivalutate e non avrei perso i soldi spesi…
ora farò un bel container via”.
Mi prendo la briga di fare alcune considerazioni in merito.
Sul vocabolario (fonte http://www.treccani.it) si possono leggere le seguenti definizioni:
“Collezionismo”: raccolta sistematica di oggetti che offrano un particolare interesse per la storia, per la scienza, per l’arte, o presentino comunque caratteristiche di originalità e ricercatezza. Con accezioni specifiche, in psicologia, forma di comportamento determinata, per via prevalentemente irrazionale, dal bisogno di possedere.
“Affarismo”: l’attività (e, insieme, il comportamento e l’atteggiamento mentale) di chi si dà agli affari a scopo di lucro e senza molti scrupoli.
Ora, chi conserva qualcosa spendendo soldi e tempo con la speranza che nel tempo assuma un valore più elevato, non lo fa per dare libero sfogo al proprio bisogno di possedere.
Lo fa con il preciso obiettivo di ricavarne profitto un domani.
Quindi l’atto di comprare e conservare qualcosa non rappresenta il mezzo per soddisfare il bisogno di possedere fine a se stesso, rappresenta un investimento.
Per dirla in parole povere, non compri una cosa per il puro piacere di possederla, la compri perchè rivendendola un domani potresti ricavarne un guadagno.
Io, non so voi, ma quasi mai compro una cosa con l’obiettivo di rivenderla e guadagnarci.
Men che meno un’auto storica.
Il collezionista di auto quindi, per come la vedo io, è colui che compra un’auto per il puro piacere di possederla.
Punto. Senza se e senza ma.
Chi compra un’auto pensando al fatto che nel tempo si rivaluterà non sta facendo collezionismo, sta facendo affarismo o, se preferite, speculazione!
Io me ne frego del valore delle auto che possiedo.
Il piacere è possederle.
Non mi interessa sapere quanto possono valere se volessi venderle.
Venderle e incassare denaro non mi provocherebbe nessun piacere.
Comprarle, possederle, guidarle, accudirle, ripararle, restaurarle, coccolarle: queste sono attività che mi danno piacere.
Natauralmente non pretendo che tutti ragionino secondo la mia filosofia, che è più che mai soggettiva.
I concetti di collezionismo e affarismo invece sono più oggettivi che mai.
Se compri un’auto per il puro piacere di possederla sei un collezionista.
Se compri un’auto per il puro piacere di speculare nel rivenderla NON PUOI DEFINIRTI collezionista.
Manuel Bordini
20 Dicembre, 2014 at 15:26
Esattamente, chi ha acquistato un auto con l’obiettivo unico di farci un guadagno usandola senza pagare bollo e assicurazione al pari di un auto recente, non l’ha fatto per passione ma solo per specularci. diverso il caso invece di chi si è comportato da appassionato e ha utilizzato l’automobile come vero oggetto di collezione, ovvero con lo scarso utilizzo e la manutenzione che si riserva ad un oggetto prezioso da tramandare. La Croma 16V a gas logora, ASI, usata quotidianamente per le esigenze comuni non può godere dell’esenzione: 1) non ha niente di storico 2) pone un problema di discriminazione con chi si compra un’auto moderna.
L’ASI avrebbe dovuto intuire che si dirigeva contro un precipizio, adesso avrà bisogno di molto aiuto per uscirne
giovanni
22 Dicembre, 2014 at 12:49
possiedo da anni un 205 rallye 1.3 ASI(che non uso) quando posso economicamente effettuo lavori per renderlo pari al nuovo questo perchè non avendo spese accessorie non mi pesa,se la legge passerà non posso neanche radiarla e tenerla in garage,visto che in italia le regole che si usano nel resto d’europa in materia di targhe passaggi ecc ecc non vengono prese in considerazione visto il poco guadagno da parte del P.R.A ACI e chi piu’ ne ha piu’ ne guadagna.a questo punto chiederò all’ ASI tramite lo sportello del consumatore la restituzione dei soldi spesi per le pratiche e dei lavori che ho dovuto effettuare perchè passasse tale verifica.
carlo ballardin
23 Dicembre, 2014 at 21:58
Mi chiamo Carlo. Sono un appassionato Alfista. Mi definisco appassionato perché amo le mie alfa romeo. Perché ne possiedo tante e perché ogni volta che riuscivo a portare nel mio garage un altra Alfa provavo un grosso piacere. Sono arrivato a possederne oltre 35..ad oggi ne posseggo molto meno perché le ho vendute perché non mi sono potuto permettere di mantenerle ne efficienti, ne belle come vorrei, ne al coperto come le stesse necessitano. E posso definirmi affarista perché ho tenuto d’occhio anche la tasca, cioè spendevo per mantenerle e ripararle anche in previsione del loro valore futuro, almeno se dovevo privarmene, potevo in minima parte rifarmi delle spese affrontate. Scusatemi tanto se mi sono dovuto comportare così, ma purtroppo con una Italia allo sfascio che non sa tassare chi può, che non sa togliere privilegi iniqui a persone che possono considerarsi ladri di mestiere (leggasi i nostri politici), ma che invece viene a colpire i più deboli perché i più deboli non hanno mezzi x potersi difendere (io mi vedo così!), allora che faccio? Mi adatto! E faccio tutto quello che potrò per difendermi da un sopruso. Per prima cosa, non pagherò nessun nuovo bollo sulle mie auto, perché ne ho già pagati tanti, perché ne ho pagati troppo anche ben oltre il loro valore commerciale.E tenete pure conto che sono disoccupato io e anche la mia convivente, che a 47 anni non riesco a trovare uno straccio di lavoro e neanche sottopagato pur di mantenere la mia famiglia ( ho due bambini), che vivo con l’aiuto di mio padre di 83 anni che mi paga le bollette dell’energia elettrica e che mi passa di che fare la spesa al discount… Per precisare a soddisfazione di quelli che mi leggeranno come un furbo: Le mie auto le ho comprate una o due all’anno quando potevo e avevo un lavoro per mantenerle, le ho comprate al loro valore di mercato e le ho mantenute (anche quando non c’erano agevolazioni fiscali) magari molto basso, le ho restaurate mettendoci lavoro e passione mia e pagando specialisti, da quando poi non ho più potuto mantenerle a dovere e da quando ho deciso di avere dei bambini, ne ho solo che vendute (magari anche con l’occhio al loro valore acquisito). E preciso anche che per comprarle ho rinunciato a tante altri beni volubili come serate in discoteche,vestiti di marca, telefonini ultimo modello o altro e anche telefonini non di marca ma comunque troppo costosi o vestiti che magari erano pure costosi seppure non di marca..ma comunque il minimo per provare qualche piacere o soddisfazione a seguito di una vita comunque retribuita a seguito di un lavoro che avevo….una soddisfazione che penso a cui tutti possono ambire. Beh, essendo stato fin qui troppo prolisso chiudo sperando di non essere stato troppo annoiante anche precisando che io ho collezionato auto a dire mio più meritevoli (Gtv, 75, alfetta) di altre trappole (126, uno, panda, polo e altre) non solo per mio semplice gusto ma anche in base al loro valore nel futuro anche in seguito al loro numero di produzione (una auto prodotta in qualche milione di esemplari non può avere lo stesso valore di un’auto prodotta in tirature più ridotte.
Manuel Bordini
24 Dicembre, 2014 at 09:48
per parte mia, hai svolto un servizio di grande importanza per il nostro patrimonio automobilistico, conservando, mantenendo e restaurando esemplari di assoluto pregio e valore storico. E’ evidente che quando non rimane alcuna scelta, anche le decisioni più dure vanno comunque prese. Rimane comunque da augurarci che un correttivo sia approvato al più presto e che chi mantiene questo patrimonio di tradizione e cultura abbia le sacrosante agevolazioni che merita.
Manuel Bordini
24 Dicembre, 2014 at 09:54
L’ASI ha indubbiamente una serie di responsabilità, in primo luogo per non aver saputo e tantomeno voluto, distinguere un’auto semplicemente vecchia da una storica. le innumerevoli commissioni tecniche si soffermavano sul dito e mancavano la Luna, prestando attenzione al logorio del pomello del cambio non rendendosi conto che quel pomello era su una Panda Young, solo vecchia appunto.
Pingback: Auto d'epoca, punto e a capo