L'editto-riale

Too big to be fired. Ciao Presidente.

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Per essere uno degli ultimi signori della F1 l’epilogo del suo regno non è stato dei più tumultuosi, piuttosto un passaggio obbligato, un’abdicazione indotta, una fine ‘annunciata’.

Si fosse trattato di un direttore sportivo (e arriveremo anche a quello) un dirigente, un capo progettista, il ‘licenziamento’ avrebbe assunto caratteri differenti, ma qui si parla di un avvicendamento imposto; l’ad più ambizioso del panorama industriale italiano è entrato nel mondo nobile dell’automobilismo internazionale e si è auto proclamato presidente del marchio più “powerful” al mondo in base alla classifica di Brand Finance Global 500.

Sergio Marchionne da oggi infatti è ufficialmente presidente di Ferrari,  Luca Cordero di Montezemolo lascia Maranello dopo aver trasmesso al marchio un prestigio indiscusso, costruito grazie ad un filotto di vittorie imbarazzante capaci di modificare il regolamento delle competizioni in una disastrosa accozzaglia di limitazioni, tutte finalizzate a fermare lo strapotere del Cavallino.

L’unica ‘colpa’ che si può muovere a Luca è forse stata quella di aver fatto troppo bene, con una passione grande, mai mutata, mai cambiata, rimasta tale e quale come nei suoi anni giovanili al Cavallino.

La Ferrari fino ad oggi aveva un Presidente realmente appassionato di corse e motori; nei prossimi cinque anni invece ne avrà uno cresciuto a calcolatrici scientifiche e prontuari matematici, cambierà il vertice e con lui tutta l’impronta data all’azienda sia sul piano retail che su quello sport.

Ma il dato che preoccupa la categoria degli addetti ai lavori appassionati di box, cambi e gomme e chicanes è la gestione finanziaria perché da quella la ‘rivoluzione d’ottobre’ partirà e si compirà nel volgere di un piano quinquennale in pieno stile soviet.

Il potenziale di Ferrari se fosse assorbito e integrato nel gruppo FCA farebbe spiccare il volo alle quotazioni del titolo, proprio oggi alla prova della sfida newyorkese.

La strategia sembra molto simile al caso ‘Marelli’ ma qui le cifre in ballo sono molto diverse, cinque miliardi di controvalore borsistico che fanno gola alla banda Elkann e a Marchionne per la trasformazione del gruppo dicono i maligni, che tirano fuori strane ricostruzioni mirate ad entrare nel settore alta moda con Armani.

Cosa sarà della Ferrari e come verrà amministrata nel prossimo futuro non si può scrivere oggi, ma è facile intuire che il vertice ripercuoterà la sua influenza e il suo metodo imponendo un turn over che coinvolgerà tutta la struttura interna.

Marco Mattiacci il pioniere del ‘Marchionne-pensiero’ va a colmare il vuoto lasciato da un altro dimissionato d’eccellenza, Stefano Domenicali.

Il nuovo team principal è il vero apripista della nuova gestione del cavallino rampante targato Usa, il suo cv riporta esperienza nel settore vendite e sviluppo del marchio, ma sarà capace di dar corpo alle aspettative del suo presidente? Riuscirà a tenere testa alla squadra di Montezemolo che così caldamente ha salutato in lacrime il leader uscente?

Un’eredità pesantissima quella di Cordero che Marchionne nel ruolo di presidente con ogni probabilità non saprà valorizzare, poteva fare bene al gruppo spingendolo verso un’internazionalità mai veramente compiuta e aumentare la portata del brand del Cavallino oltre confine, ma a questo giro Marchionne non ha saputo trattenersi e ha chiesto troppo ad un’azienda che ha negli appassionati la risorsa più grande, un’apertura di credito che non si riesce a dare nel giro di un paio di consigli di amministrazione.

Non si può passare dal doppiopetto al pullover blu in poche settimane senza un senso di smarrimento negli occhi di chi guarda. E investe.

italo3

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Classe 1988, nato a Piacenza, golfista in erba. Formazione classica con tesina di maturità su Gianni Agnelli e laurea in giurisprudenza. La passione per l’antiquariato è di famiglia, passando per le macchine fotografiche anni ’50 – ’70, arrivo al motorismo d’epoca. Ho partecipato di recente alla 13 Chilometri Bobbio-Penice, gara di regolarità nella quale, sprovvisto di cronometro, tenevo il tempo con un automatico anni sessanta. Piazzamento dignitoso, giuria incredula!