Marchi del passato
Lagonda: storia completa del marchio inglese delle “due ali stilizzate” – Parte terza
Dopo la prima e la seconda parte, proseguiamo il nostro viaggio alla scoperta della terza ed ultima parte della storia della Lagonda. Nel 1972 infatti David Brown si dimise dalla Lagonda che fu venduta alla Company Developments Ltd guidata da William Willson. La guida di Willson non fu però duratura: nel 1975 fu sostituito al timone dell’azienda da Peter Sprague e George Minden. Furono i due nuovi capi che diedero un forte impulso al rilancio di una nuova ed imponente berlina che fu presentata al Motor Show di Londra il 12 ottobre 1976. La nuova Aston Martin Lagonda V8, così venne battezzata la seconda serie della V8, fu per l’epoca, un’auto incredibile. La nuova Lagonda V8 era una berlina dalle linee insolite, futuristiche e particolarmente squadrate che, nel bene o nel male, l’hanno consegnata alla storia dell’automobile.
Bene o male perché della Lagonda V8 non fu detto sempre un gran bene proprio riguardo alla sua linea appariscente e, addirittura, più volte la vettura fu inserita in molte classifiche delle peggiori vetture di sempre: Bloomberg Businessweek la cita nelle lista delle 50 auto più brutte degli ultimi 50 anni. Forse però non tutti sanno che il disegno della Lagonda, opera di William Towns, fu condizionato dalle difficoltà tecniche di lavorazione del materiale in cui era realizzata ossia l’alluminio: difatti aver a che fare con questo materiale voleva dire non poter realizzare bombature e parti concave.
Linea a parte, la Lagonda fece molto parlare di sé anche per il suo abbondante utilizzo di elettronica per la gestione del cambio automatico, della strumentazione di bordo ricca di led e monitor, del climatizzatore, dell’impianto stereo ed addirittura della televisore a colori! Peccato che anche per quanto riguarda la massiccia dose di elettronica presente, la Lagonda non ebbe buoni riscontri, anzi: il Time nella sua “Le peggiori 50 auto di sempre” la descrive come una “catastrofe meccanica con un’elettronica che sarebbe stata imponente se solo avesse funzionato“.
La Lagonda fu equipaggiata con un potente motore V8 da 5.340 cc e 320 cv, mentre gli interni furono rifiniti con materiali di lusso come pelle connolly e legni pregiati. Tutto questo però non riuscì a far innamorare molti acquirenti: infatti la produzione terminò nel 1989 dopo che furono prodotti solo 645 esemplari, la maggior parte dei quali andò a finire in Medio Oriente che così divenne il mercato principale.
Da quell’anno il nome Lagonda non fu più utilizzato se non nel 2009 quando fu associato ad un inedito Suv creato per segnare il ritorno del marchio delle due ali stilizzate sul mercato automobilistico: difatti la Aston Martin, ancora proprietaria del marchio, presentò in occasione del Salone di Ginevra del 2009 un prototipo di Suv per testare l’accoglienza da parte del pubblico. Ma la storia ci insegna che non se ne fece nulla e il Suv presentato rimase soltanto un prototipo.
Da quel giorno il marchio Lagonda cadde nuovamente nel dimenticatoio fino a quando il 25 luglio 2014 Aston Martin, attraverso le parole del suo amministratore delegato Ulrich Bez, annunciò il ritorno del nome Lagonda, questa volta per fare riferimento ad una vettura estremamente lussuosa creata “ad hoc” per clienti esclusivi! E così Aston Martin legò il nome storico Lagonda ad una super berlina di lusso che lo stesso Bez non esitò a definire “la più bella delle auto veloci”.
In ossequio alla precedente versione anche l’ultima Lagonda fu caratterizzata da linee squadrate e lusso a volontà e lo stesso Marek Reichman, direttore dello stile, al riguardo affermò che “il design è stato progettato e sviluppato interamente in linea con lo spirito e l’ethos della precedente Lagonda e, come un omaggio a questa vettura, porta con orgoglio la targhetta Lagonda“. Come per la precedente versione, non a caso, la Lagonda del 2014 fu destinata esclusivamente al mercato medio orientale e solo su prenotazione ad un prezzo non comunicato, ma commisurato all’esclusività, alla qualità e alla natura estremamente lussuosa della vettura.