Fuorigiri
Sul cordolo della rotonda: il pullman
Attenzione! Il pezzo che andrete a leggere è carico di contenuti ironici ed il frasario è libero. Prendetelo con filosofia…un po’ come le code sull’A14 a inizio agosto…o, adesso che sono finite le ferie, come i rallentamenti sulla Tangenziale Est di Milano.
«E’ vietato parlare al conducente». Quando ero uno spaurito scolaretto delle elementari prendevo decisamente alla lettera il comandamento fissato con quattro viti appena sopra la cabina dell’autista. Lo prendevo tanto alla lettera che un bel giorno non risposi alla domanda dell’autista curioso di conoscere la mia età: nemmeno il nulla osta di mio nonno aveva sortito alcun effetto tanto che mi limitai a rispondere alzando 7 dita dalla mano sentendomi comunque terribilmente in colpa.
Chi guida il pullman vede tutto da una posizione privilegiata, dall’alto di una cabina che domina la strada. Non servono cavalli motore o minigonne laterali a chi lo guida: bastano l’ingombro e la mole a spaventare il resto degli utenti della strada.
Si fa presto a dire «pullman», meno a distinguere i vari membri della sua casata. Si parte da quello cittadino, oggi non più arancione e con quel comandamento sbiadito ancora lì sopra la cabina. C’è poi la sorella maggiore, quella corriera che vede crescere ragazzi e ragazze della provincia e magari assiste impassibile a tremendi limoni conditi da altrettanto tremendi singoli di altrettanto tremende band giovanili. Quella corriera che nonostante leggi e catalizzatori sputa dalla marmitta fumate nere degne di Porto Marghera.
Il capofamiglia è senza dubbio il bus GT che accompagna scolaresche e bande di anziani in giro per l’Italia e l’Europa. Bus GT che di solito ospita due differenti categorie di autisti: i chiaccheroni e i taciturni.
L’autista chiaccherone è senza dubbio il miglior compagno di viaggio durante le lunghe traversate scolastiche. Spesso però l’assenza di freni inibitori (non solo quelli del pullman) lo spinge a cercare l’approccio molesto con l’insegnante d’italiano. L’autista taciturno, quello che non risponde nemmeno alla fatidica domanda «Quanto manca?» e che spesso detta legge concedendo pochissime soste in Autogrill, è invece bistrattato e vittima di cori da stadio che vedono in lui l’unica vittima in un fantomatico incidente. Più raramente si cerca di estorcergli qualche sosta extra facendo leva, meschinamente, sul suo (pfui) cuore gentil.
Da quel lontano passato in cui tutti i bus erano arancioni, per me il pullman ha sempre rappresentato una galassia a sé stante nel variopinto universo stradale. Il pullman non dà la precedenza, se la prende. Il pullman non teme i ciclisti, sono loro a doverlo temere. E se per caso ve lo trovaste davanti in una strada stretta non c’è clacson che tenga: sarete costretti come lui a fermarvi ogni 200 metri per vedere caricare e scaricare nonne e nonni con borsa del supermercato locale alla mano. Nonne e nonni: gli unici amici del controllore.