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Citroen Méhari: una spiaggina francese al mare
Parli di Citroen Méhari e subito vengono in mente mare, sole e spiagge! Si, perché gli habitat naturali della più sbarazzina delle Citroen erano (e sono ancora) le gite al mare, le giornate solari e le spiagge delle più rinomate località turistiche. La Mehari fu parte di un “movimento automobilistico” molto in voga nel secondo dopoguerra, anni in cui le persone volevano dimenticare gli anni bui del secondo conflitto mondiale e tornare a vivere godendo della luce del sole, della spensieratezza e dell’allegria.
Ecco allora il diffondersi delle cosiddette “spiaggine”: vetture spartane, dalle carrozzerie inusuali che avevano come unico intento quello di accompagnare le persone nei più rinomati posti di mare e di far godere loro della fresca brezza marina. Per questo le “spiaggine” non avevano il tetto, sostituito da un tendalino di fortuna che si estendeva per tutta la lunghezza della vettura, e non avevano il minimo accenno di vetratura, eccezion fatta per il parabrezza, che tra le altre cose, era completamente ribaltabile sul cofano anteriore per far si che si potesse godere ancor di più della sensazione di libertà che il vento procurava.
La Citroen Méhari, come tutte le spiaggine, era semplice nella costruzione, divertente da guidare e ispirava allegria per quelle forme così sbarazzine e diverse dalle normali auto.
Le forme della Méhari furono disegnate da Jean Luis Barrault e delineate sulla base della Mini Moke, una delle prime “spiaggine” a debuttare sul mercato inglese nel 1964 e ad ottenere un buon successo di vendite. Proprio grazie al successo commerciale in Inghilterra, un nobile francese ed ex eroe di guerra, Roland Paulze d’Ivoy de la Poype, ebbe l’idea di costruire una vettura analoga alla Moke da destinare al mercato francese.
De la Poype era già in contatto col mondo automobilistico in quanto era proprietario di un’azienda, la SEAB (Société d’Exploitationet d’Application des Brevets ossia Società di sperimentazione ed applicazione dei brevetti) che già costruiva per la Citroen cruscotti, pannelli dell’abitacolo e delle portiere ed altri componenti. L’idea di De la Poype era semplice: prendere come esempio la Moke e costruire, partendo da zero, una nuova vettura sfruttando un materiale innovativo per l’epoca. Il materiale in questione era la cosiddetta plastica ABS, acronimo di Acrilonitrile Butadiene Stirene, materiale ideale per una vettura con queste credenziali in quanto leggerissimo ed inattaccabile dalla ruggine.
De la Poype con l’aiuto di Pierre Bercot, presidente della Citroen, che ne sposò subito la causa, cominciò a fare le prime prove tecniche di costruzione della nuova vettura: fu preso un furgoncino Citroen AK, direttamente derivato dalla gloriosa 2CV, fu spogliato di tutti i pannelli della carrozzeria e degli interni e fu rivestito del nuovo materiale plastico ABS. I risultati furono subito molto incoraggianti, tanto da far pensare subito ad una messa in produzione del nuovo veicolo che inizialmente fu denominato Dyane6 Mehari, per la sua discendenza dalla Dyane che a sua volta era strettamente imparentata con la precedente 2CV.
In effetti la genesi del primo prototipo della prima “spiaggina” col marchio del “double Chevron” non fu complicata: il telaio e la meccanica della 2CV c’erano già, la nuova carrozzeria in plastica ABS si dimostrò subito adatta allo scopo ed il piccolo motore da 425 cm³ era già ampiamente collaudato. Dopo le classiche prove su strada ed i relativi test furono tuttavia decise delle migliorie tecniche: per rendere più rigido il corpo vettura furono adottati pannelli di carrozzeria zigrinati a nervature orizzontali ed il passo fu accorciato di ben 22 cm rispetto a quello della 2CV.
Per rendere la vettura più scattante e divertente fu scelto il motore da 602 cm³ della Dyane che era in grado di erogare una potenza massima di 33 cv. L’abbondante utilizzo del materiale plastico ABS permise ai tecnici francesi di fermare l’ago della bilancia a soli 525 kg e questo permise alla piccola “spiaggina” (lunga solo 3,53 metri) di toccare una velocità massima di circa 105 km/h.
L’innovativa Mehari era finalmente pronta per essere presentata alla stampa: la stessa presentazione fu un vero e proprio evento in cui il 16 maggio 1968 i giornalisti furono trasportati con un treno speciale da Parigi al campo di golf di Deauville in una surreale ambientazione fatta di manichini in abiti da spiaggia.
Il lancio commerciale, invece, ci fu in occasione del successivo Salone di Parigi dello stesso anno che iniziò il 3 ottobre e che rappresentò un incredibile successo di vendite: solo nell’arco dell’importante kermesse parigina la iconica Mehari raccolse ben 500 ordini! Fu l’inizio di un successo commerciale e non: fino al 30 giugno 1987, data in cui fu prodotta l’ultima Mehari delle circa 144.953 vendute, la simpatica “spiaggina” francese rappresentò “non solo un’auto…ma uno stile di vita”.
Stile di vita che poteva essere diverso a seconda delle esigenze di ognuno: per le sue caratteristiche difatti la Mehari poteva essere utilizzata in differenti campi. Nata per essere una divertente compagna nelle scorribande sulle spiagge di tutto il mondo (la Mehari venne venduta oltre che in Europa, anche negli Stati Uniti ed in Sud America) la “spiaggina” francese in realtà fu scelta per assolvere diversi compiti che a volte avevano ben poco a che vedere con lo spirito vacanziero: la versione “Type Armée“, prodotta in circa 11.500 esemplari, fu scelta dall’esercito francese che necessitava di una vettura leggera, economica ed efficace negli spostamenti dei soldati.
La Mèhari fu utilizzata non solo dall’esercito, ma anche dai Vigili del Fuoco in situazioni di particolare necessità grazie alla sua agilità e facilità di trasportare mezzi da lavoro. Inoltre, la Mehari, che tra le altre cose si distingueva (una volta rimossi i sedili posteriori) per un ampio piano di carico, venne utilizzata finanche nel lavoro nelle campagne per trasportare fieno, olio e legna grazie ad una portata fino a 400 kg.
Come se non bastasse alcune delle 1.213 Mehari prodotte in versione 4×4 furono scelte come auto mediche per l’affascinante corsa automobilistica della Parigi-Dakar in cui era necessario l’utilizzo di vetture in grado di superare facilmente le imponenti dune sabbiose della gara.
Non tutti sanno che la Mehari deve il suo nome proprio alle sue molteplici destinazioni d’uso e inizialmente doveva chiamarsi “Donkey“, ossia asino, proprio per sottolineare la destinazione ad ogni fatica. Inoltre Donkey sembrava essere il nome giusto da contrapporre a quello della capostipite delle spiaggine: Moke, che voleva dire mulo. In effetti la Donkey avrebbe assolto tutti i suoi compiti, ma senza il carattere burbero e cocciuto degli asinelli, ma piuttosto con fare allegro, divertente e parsimonioso.
In virtù di queste caratteristiche intrinseche della spiaggina francese, che era stata appunto progettata per essere simpatica a prima vista, divertente da guidare e parsimoniosa nei consumi grazie al suo peso estremamente ridotto, Jacques Wolgensinger, responsabile delle relazioni pubbliche di Citroen, cambiò il nome prima della presentazione da Donkey a Méhari. I Mehari appartengono ad una razza sud-arabica di dromedari tipica della regione del Mahra e sono conosciuti per la resistenza anche nelle condizioni più difficili e la sobrietà nel bere, ossia caratteristiche che si sposavano a dovere con la spiaggina francese.
Grazie a queste caratteristiche la Mehari indicò al mondo intero un modo nuovo e controcorrente di progettare, fabbricare e usare un’automobile. E proprio le molteplici destinazioni d’uso fecero conoscere ed apprezzare la spiaggina francese in tutto il mondo tanto da essere utilizzata anche in ambiti completamente diversi da quelli per cui era nata: chi non la ricorda nel film “Mai dire mai” con Sean Connery? Oppure nel cartone animato dei Simpson dove Patty e Selma guidano un’auto ispirata alla Méhari? La spiaggina francese la ritroviamo anche nelle pubblicità di oggi dove fa bella mostra di sé nell’ultimo spot Algida.
Il modo migliore però di godere di una Mehari è senza dubbio nelle località marittime più in voga dove possono essere tranquillamente noleggiate. Solo così si può riscoprire il divertimento nella guida, la brezza marina che ci sfiora, l’allegria di una gita al mare in quattro, la spensieratezza delle vacanze e la soddisfazione di guidare un’auto che non è solo un’auto, ma che rappresenta un modo di vivere ed un pezzo di storia a quattro ruote.
Questo modo di vivere viene ben esposto da Luigi Vetrucci (il papà del set fotografico con la Méhari arancione) e sua figlia Silvia (felicissima propietaria della Méhari arancione del servizio): anche una tranquilla passeggiata al mare o, come cantava qualche tempo fa Cesare Cremonini in 50 Special, “per i colli bolognesi” si trasforma in un evento. Guidare una vettura così particolare, gustare ogni curva, sentire il vento accarezzare i capelli e l’emozione di stringere tra le mani un volante di una vettura che ha fatto la storia dell’automobile è già di per sè fantastico.
Il fantastico diventa ancor più incredibile quando ci si rende conto che è bello utilizzare la Méhari non solo nei week end, ma tutti i giorni. Sia Luigi che Silvia non nascondono il loro amore per la più sbarazzina delle Citroen: non solo scampagnate al mare o in collina, ma anche destinazioni di vita quotidiane. La cosa bella è che la Méhari non delude mai: fedele al suo status di “spiaggina” ma anche di “tuttofare”, la piccola Citroen non si tira mai indietro rendendo per lo più ogni viaggio un divertimento.
Così la Méhari dimostra la sua robustezza, la sua manutenzione ridotta, le sue sospensioni più che comode, la sua multifunzionalità e la sua innegabile simpatia. Non è un caso che ogni affermazione di Luigi e Silvia termini sempre con la frase: “insomma, è divertente da usare, sia per andare al mare che per andare al lavoro, ed è simpatica…sia da giovane che da meno giovane!”
Un ringraziamento particolare a Luigi Vetrucci per aver curato il set fotografico e ai quattro modelli che si sono gentilmente prestati per il servizio fotografico. Da sinistra Silvia Molinari, Alberto Insuli, Silvia Vetrucci con la sua cagnolina Miss Lilly e Gloria Illica Magrini.