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Franciacorta, la leggerezza del tempo sospeso

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Giungendo in Franciacorta, la prima cosa che colpisce non sono i vigneti anzi, quasi si celano alla vista. Come tutte le cose davvero preziose, i vigneti della Franciacorta si lasciano scoprire con lentezza quasi accompagnando il visitatore nel percorso di conoscenza del territorio e delle tradizioni vitivinicole locali. I vigneti, principalmente Chardonnay, Pinot Bianco e Pinot Nero costituiscono un tratto identitario del paesaggio formando insieme al lago d’Iseo ed alle alture prealpine un quadro naturale sospeso nel tempo.

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Non è quindi un caso che Mattia Vezzola, custode della tradizione della cantina di Bellavista, sia solito dire che un territorio “bello” è propenso a produrre uve straordinarie che poi il lavoro di cantina trasformerà in vino d’eccellenza; non posso far altro che essere d’accordo, le caleidoscopiche interpretazioni dello Chardonnay, Pinot Bianco e Nero che si scoprono in Franciacorta gli danno ragione, questi vini ispirano la stessa bellezza e armonia che questi luoghi regalano alla vista.

Man mano che si conosce il territorio si ha modo di apprezzarne le peculiarità uniche che lo caratterizzano, la composizione del terreno, la diversità morfologica delle varie zone e la varietà microclimatica denotano non un semplice vocazione vitivinicola ma il luogo ideale per una produzione d’eccellenza; in Franciacorta questa vocazione è talento per l’eccellenza, che viene coltivato con passione e dedizione dai molti produttori consapevoli e lungimiranti la cui mission è quella di rendere coerente il territorio con il suo prodotto per poterlo comunicare efficacemente. Il vino deve poter comunicare i valori del proprio territorio al visitatore che attraverso la bottiglia ne apprezzerà la sintesi migliore.

Non è la singola cantina che trova beneficio e appagamento da un territorio che esprime la qualità dei propri vini attraverso fattori importanti come la bellezza, la vivibilità, la salubrità, la storia e i colori ma l’intera denominazione Franciacorta che così diventa l’emblema, la comune matrice qualitativa dei propri vini. Franciacorta tuttavia non è solo vino, è cultura, artigianato, tradizione gastronomica, piccole botteghe di paese che conservano i sapori e gli odori non necessariamente o solamente del passato ma di un presente che intuisce le potenzialità di sviluppo e le opportunità di una mixité d’eccezione.

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Nel bicchiere di un buon Franciacorta ritroviamo questo territorio liberato nei tempi antichi dal ghiacciaio e protetto da una conformazione del suolo che protegge la zona dalle correnti calde e umide provenienti da sud. L’aria fresca notturna che scende dall’arco alpino, garantisce la vitale escursione termica per l’acidità delle uve, mentre l’esposizione dei vigneti verso sud-sud/est propizia una perfetta maturazione polifenolica e aromatica.

La spiccata diversità dei terreni di Franciacorta, circa 86 diversi tra loro, suddivisi in 6 macrocategorie, emerge in ciascuna bottiglia attraverso la peculiare mineralità e unicità del corredo gusto olfattivo. All’interno della denominazione ritroviamo quindi una complessità di fattori in grado di rendere ogni Franciacorta unico e riconoscibile; non sorprende infatti che ogni azienda o meglio ogni singolo vigneto dia un vino diverso dall’altro ciascuno capace di parlare del territorio, di raccontare di sé al degustatore attraverso le mille sfumature che la sensibilità di questi vitigni sa raccogliere e esprimere.

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Custodi del paesaggio, esaltazione del terroir vitivinicolo e l’inseguimento di un sogno: lquesta è la sintesi dell’esperienza della cantina Mirabella. Nata in tempi recentissimi (1979) dall’idea di un gruppo di imprenditori locali conta oggi su una produzione di 450.000 bottiglie provenienti da uve selezionate a mano alla perfetta maturazione e lavorate separatamente. La produzione Mirabella costituisce oggi un punto di riferimento per il Franciacorta e il suo D0M (acronimo per Dosaggio Zero Mirabella) 2004 ne è una magnifica interpretazione. La fermentazione (in barrique e acciaio) su lieviti selezionati e l’affinamento pluriennale conferiscono al vino notevole complessità olfattiva che spazia dalle note floreali, fiori di tiglio e di acacia, a quelle fresche di agrumi a quelle minerali di terra e roccia e un piacevolissimo sentore di cognac che rende questa cuvée a base Chardonnay (60%) Pinot Bianco (20%) e Pinot Nero (20%) evocativa ed indimenticabile. In bocca si presenta equilibrato, con una componente carbonica finissima, impalpabile, leggera che accarezza il palato e lo prepara alla lunga scia sapida con ritorni fruttati. La perfetta corrispondenza gusto olfattiva unita ad un perlage di rara finezza e persistenza è testimone della sapienza e del rigore enologico profuso in cantina e prima ancora nei vigneti.

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Classe '76, Dottore di ricerca, libero professionista e Master Sommelier FIS, coltivo da sempre la passione del vino e delle auto d'epoca. In entrambi i settori concentro il mio interesse sulle produzioni italiane di eccellenza come strumenti di crescita economica e diffusione della nostra cultura nel mondo. Punti deboli? Le supercar '60 e '70 ed i grandi rossi dell'Etna!