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Mini Cooper S – Il trionfo storico nella notte dei lunghi coltelli
Era il 21 gennaio 1964, quando Patrick Hopkirk e il suo co-pilota Henry Liddon, diedero luce alla vittoria della Mini Cooper S, al Rally di Montecarlo. Una gara avvincente dall’assetto organizzativo piuttosto complesso e variegato. I concorrenti hanno infatti la possibilità di scegliere il loro punto di partenza da cinque luoghi diversi, tutti equidistanti da Monaco e affrontano, di conseguenza, condizioni atmosferiche e tratti stradali dai molteplici aspetti.
Probabilmente quella di 50 anni fa rappresentò una vittoria del tutto inaspettata, per la vettura numero 37, con l’ormai famosa targa 33 EJB, in una gara in cui sfrecciavano veicoli apparentemente molto più temibili. Sono ancora vive le emozioni di quella notte di Turini, detta anche “Notte dei lunghi coltelli” a causa dei lunghi fasci di luce emessi dalle vetture in passaggio durante la notte. Emozioni che si possono riassaporare non solo attraverso quegli appassionati che l’osservarono da vicino, ma soprattutto attraverso gli occhi e le parole di Paddy Hopkirk: “Anche se la Mini era solo una piccola berlina familiare, tecnicamente aveva un sacco di aspetti positivi. La trazione anteriore ed il motore trasversale montato frontalmente sono stati un grande vantaggio. Anche il fatto che la macchina era più piccola e le strade erano arate e piuttosto strette rappresentavano per noi un vantaggio. Siamo stati molto fortunati! La macchina era giusta, e tutto è capitato al momento giusto”.
Una vittoria epica insomma, che di certo non venne fuori dal nulla ma rappresentò il frutto del talento tecnico di Alec Issigonis, allora vice direttore tecnico presso la British Motor Corporation e di John Cooper, il designer di auto sportive che ne individuò per primo il potenziale. Un visionario lo definirebbero in molti: già nel 1959 diede l’incarico a Roy Salvadori di guidarne un prototipo per il gran Premio di Monza. Un’avventura che si trasformò in una vera e propria gara all’ultimo sangue tra Salvadori e Reg Parnell al volante di una Aston Martin DB4. Il risultato ha confermato quello che Cooper aveva previsto sin da subito: la classica Mini arrivò circa un’ora prima rispetto alla molto più potente Aston.
Gli anni successivi videro nuovamente la Mini sul podio: nel 1965 grazie a Timo Makinen e nel 1967 grazie a Rauno Aaltonen. Ancora più sorprendente fu la tripletta del ’66, conclusasi tuttavia con una clamorosa squalifica per irregolarità di natura tecnica. Nonostante questo, il mito di una vittoria inaspettata rese chiara una nuova realtà: agilità, compattezza e massa ridotta potevano fare la differenza anche in un front office con giganti dell’automobilismo, in gare senza tempo in cui nulla è dato per scontato.
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