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Intervista a Mauro Fermariello: dietro le quinte di Winestories.it
Mauro Fermariello (nella foto a lato) è l’ideatore, nonchè proprietario, di Winestories.it: blog che (come lui stesso lo definisce) “parla di vino, viti e vignaioli, del piacere di perdersi in campagna, cercare un buon formaggio, rilassarsi in un agriturismo, vivere l’Italia”.
Se seguite VitadiStile, lo conoscerete già per le sue foto che ci ha prestato per l’articolo sul Mercato dei Vini 2013, e saprete che, proprio in occasione della fiera tenutasi a Piacenza, abbiamo avuto modo di concordare una collaborazione. Ora ve lo presentiamo meglio, come usiamo fare per i nostri partner.
Mauro nasce a Napoli e si dedica allo studio di scienze agrarie, nel quale consegue la laurea. In seguito lavora per qualche tempo nel settore agricolo, finchè non decide di trasformare la sua passione primaria, la fotografia, in un lavoro: il fotografo professionista. Tale decisione lo porta a trasferirsi nel 1987, a Milano, sede di molte case editrici.
Dopo qualche anno di gavetta, riesce a creare un suo spazio personale (winestories.it).
Oltre a ciò, collabora con diverse testate nazionali (tra cui Tips Images), ed in seguito, grazie all’agenzia londinese Science Photo Library, anche internazionali.
Dopo questa breve presentazione lasciamo che sia il nostro ospite a raccontarci ulteriori curiosità sulla sua vita e sulla sua professione.
Sappiamo che hai lavorato, dapprima, nel settore agricolo e in seguito hai deciso di intraprendere la carriera di fotografo professionista; hai qualche ripensamento? Cosa ti ha spinto a fare questa scelta?
Nessun ripensamento. A 7 anni, prima comunione, mi hanno regalato una macchina fotografica. Alla prima inquadratura, al primo click, ho pensato “Voglio fare questo lavoro”. E a lungo ho scattato da dilettante. A Napoli non c’erano le stesse possibilità che a Milano, non sapevo cosa si dovesse fare per diventare professionista. Studiare non mi dispiaceva, amavo la campagna, e così seguii quell’altra inclinazione. Ma lavorare in campagna, senza avere terra, signifcava dipendere da qualcuno, per cui, dopo vari tentativi, a quasi trent’anni ho deciso di buttarmi. Non c’erano scuole, o forse io non le conoscevo. Ho detto a tutti che ero un fotografo, e ho cominciato a fare finta di esserlo. Pochi mesi a Napoli, un anno a Roma, poi a Milano. Tanti piccoli lavoretti, e poi lentamente, ho messo piede nelle case editrici, Mondadori, Rizzoli e Rusconi. Da lì una crescita lenta e costante, fino a circa il 2006, quando tutto è finito.
Cosa intendi quando dici che tutto è finito?
Prima il telefono squillava continuamente per lavoro. In pochi mesi non mi ha cercato più nessuno, e vale per molti altri fotografi. Hanno chiuso anche negozi e laboratori. Ci sono stati allora un paio di anni “sabbatici”, per capire come poter riprendere a lavorare. La ripresa è avvenuta per caso, riflettendo su un lavoro che avevo fatto presso un’azienda vinicola. Ero andato su internet per capire cosa c’era sull’argomento, e mi sono accorto che il panorama era molto tecnico, con discorsi rivolti agli esperti, pochi video e brutte foto. Ho allora pensato ad un blog fatto da un “ignorante” del vino, che andasse in giro a far parlare i vignaioli, per spiegare ai tanti inesperti le bellezze di questo mondo, con foto e video decenti. E così, da che ero solo fotografo, ho dovuto imparare qualche tecnica video e a buttar giù due righe. Ora giro l’Italia, raccontando le storie dei vini e di chi li produce, usando tutti i mezzi a mia disposizione.
Puoi spiegarci, brevemente, come si diventa fotografo professionista?
Come si diventa professionista? Non c’è un modo, ce ne sono mille. Sei un professionista se vivi di quello, non se sei più o meno bravo. Ci sono scuole, ma non so se siano utili. Una volta si imparava facendo gli assistenti, ma ormai sono pochi i fotografi che possono permetterselo. Anche se gratis, devi nutrirli, pagargli gli aerei e gli alberghi! Oggi sconsiglierei fortemente un ragazzo dall’intraprendere la professione, almeno nei termini tradizionali. Non si vive vendendo foto. Una possibilità è vendere progetti, storie, e quindi raccontare con foto, video e scrittura.
Cos’è per te la fotografia? Quali sono i suoi punti di forza e quali quelli di debolezza?
La fotografia è un modo di raccontare storie. A proposito dei punti di debolezza ti posso dire che non ci si vive più, se non in circostanze particolari e fortunate. Punti di Forza? Se ti piace, la fotografia è tutto.
C’è qualche fotografo a cui ti ispiri? Perchè?
Ho sempre amato Robert Frank, anche se non so se ha a che fare con il mio modo di scattare. Era sincero, immediato e molto grafico.
Dici “il sogno era il fotogiornalismo”; significa che sei riuscito a realizzarlo? Come ti sei sentito quando ciò è accaduto?
Non c’è un momento preciso in cui dici “ce l’ho fatta!”, è un processo molto lento, piano piano ti accorgi di far parte di un ambiente, di non essere più un estraneo. Ricordo però l’emozione per una commissione per un lavoro in Iraq, e quando mi hanno accettato a Science Photo Library, agenzia inglese. Mentre in Italia ti snobbano, lì mi hanno ricevuto dopo solo due giorni.
Cosa è cambiato nel mondo della fotografia con l’avvento di internet?
L’avvento di internet ha devastato il nostro mondo, lasciando macerie fumanti. Mi spiego meglio; se prima un giornale voleva una determinata foto, mandava un fotografo a farla, pagandogli la giornata, le spese di trasporto, vitto e alloggio. Ora la trova su internet, gratis o quasi. Al limite manda un ragazzo inesperto, che con pochi euro (vive con i genitori) e photoshop, gli risolve il problema.
Cosa hai imparato dal mondo della fotografia?
La fotografia insegna la pazienza, a saper aspettare le condizini giuste. Inoltre ti premette di conoscere diversi aspetti della realtà; se ti dimostri disponoibile, è un continuo arricchimento interiore.
Attualmente a cosa stai lavorando?
Al momento collaboro con l’agenzia inglese Science Photo Library (in un sodalizio che prosegue da 12 anni) per la quale realizzo reportage di taglio scientifico, e l’italiana Tips Images.
Ringrazio Mauro per la sua disponibilità, la sua pazienza e per il tempo che ci ha dedicato. Il nostro viaggio dietro le quinte di Winestories non può dirsi completo, senza mostrarvi alcune delle foto che il nostro ospite ha scattato durante i suoi reportage in giro per il mondo.
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